Governi Draghi alla prova di tenuta sul voto parlamentare per NATO e Ucraina: le posizioni dei deputati
scritto da: EnricoSalvati2 | segnala un abuso

Il Parlamento sarà presto chiamato a votare su temi legati al conflitto in Ucraina, come l'adesione alla NATO di Finlandia e Svezia e l'invio di altre armi a Kiev. La maggioranza draghiana resisterà ai dubbi e alle contarietà di una fascia trasversale di deputati pacifisti, anti-NATO o filo-russi?
Sul governo Draghi aleggiano le incognite dei prossimi voti parlamentari sul conflitto in Ucraina. La maggioranza del “tutti-meno-uno” non risulta particolarmente compatta su temi come l’allargamento della NATO e l’invio di armi a Kiev. L’accusa di essere filo-putiniani, seguita dall’onda di fango mediatico, pende su chiunque manifesti perplessità (anche motivate) sull’azione del governo italiano rispetto a Mosca, ma nonostante ciò diversi deputati hanno rilasciato dichiarazioni che contrastano pesantemente con la linea di euroatlantismo assolutista seguita da Draghi&co. Si pensi anzitutto a chi ha commentato sfavorevolmente la videoconferenza del presidente ucraino Zelensky nel Parlamento italiano, elogiata su tutti i media mainstream: l’ex 5Stelle Laura Granato, non presente in aula per l’intervento dell’ex comico ucraino; Matteo dell’Osso di Forza Italia e Nicola Grimaldi del M5S, che auspicano per par condicio un medesimo video-discorso parlamentare del presidente Putin; gli Italexit Gianluigi Paragone, William De Vecchis, Mario Giarrusso e Carlo Martelli che biasimano l’atteggiamento di propensione alla guerra di Zelensky; e infine Simone Pillon della Lega, i grillini Gabriele Lorenzoni ed Enrica Segneri e Veronica Giannone di Forza Italia. Molti altri hanno propensioni pacifiste e diplomatiche che mal si accordano con la voglia di Draghi di partecipare al conflitto e far estendere la NATO il più ad est possibile, includendo certamente Svezia e Finlandia che hanno presentato domanda di adesione. La posizione più filo-russa è però quella del grillino Vito Petrocelli, che aveva twittato “Buona festa della LiberaZione” con la “Z” maiuscola che rimanda al simbolo dell’operazione speciale condotta dall’esercito della Federazione Russa per eliminare il pericolo nazista annidato nell’esercito e nella politica ucraina.
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