Paolo Amato, commercialista di Palermo che da anni conduce una battaglia legale per fare valere i propri diritti
Paolo Amato è un commercialista di Palermo che da diversi anni conduce una battaglia legale per fare valere i propri diritti.
La sua vicenda giudiziaria percorre un arco temporale che dura da circa 12 anni, in cui deve affrontare situazioni difficili derivanti da accuse infondate, ripetuti colpi di scena, fino ad ottenere vittorie dal sapore amaro, facendo emergere la dura realtà di una giustizia che appare debole, malata, mostrando purtroppo un lato non molto rassicurante del sistema giudiziario italiano.
Nell’esperienza di Paolo Amato in questa vicenda emerge la sua incrollabile determinazione ad andare avanti, nonostante le difficoltà; una storia che siamo lieti di raccontare attraverso la nostra intervista (che potete visionare nella playlist video sul nostro canale YouTube) al suo protagonista: Paolo Amato.
La vicenda di Paolo Amato: una lunga “odissea giudiziaria”
Paolo Amato, classe 1963, svolge la professione di commercialista a Palermo.
Nel 2001, andando a ripercorre a ritroso come in un “flashback” la storia che precede la sua “odissea giudiziaria”, Amato inizia a raccontare come tutto ebbe inizio.
In quell’anno Paolo Amato lavora per la “Servizi CGN”, un’azienda di Pordenone che si occupa di Caf e servizi telematici per commercialisti.
In fase di espansione, la “Servizi CGN”, cresce, diramando la sua attività in tutta l’Italia; Amato viene designato come responsabile regionale per la Sicilia.
Gli affari dell’azienda friulana vanno a gonfie vele, fino al 2006, prima dell’insediamento di un nuovo direttore nell’anno seguente, con il quale Amato ha delle divergenze, che lo spingono ad abbandonare la “Servizi CGN”, per fondare un’altra società.
L’obiettivo prefissato da Amato necessita di due elementi: fondi ed autorizzazione all’apertura di un CAF da richiedere all’Agenzia delle Entrate: un documento che si ottiene in un periodo di oltre un anno.
L’intenzione del commercialista palermitano era incentrata sull’appoggio temporaneo ad un CAF di Padova (Caf Confcontribuenti srl) della durata di un anno, trascorso il quale avrebbe potuto iniziare a lavorare in modo autonomo, potendo contare sull’esperienza maturata, e sugli ottimi risultati raggiunti alla “Servizi CGN”.
Da un incontro a Venezia con il rappresentante legale del CAF veneto, alla proposta di Amato segue l’invito da parte di CAF Contribuenti di una collaborazione a tempo indeterminato.
Nel 2011 Amato (con il Caf di Padova) fonda la “Officina Fiscale srl”, una società di servizi fiscali. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma inizia una lunga serie di vicende giudiziarie
Con il Caf Confcontribuenti srl Amato stipula un patto commerciale, e con Associazione Confcontribuenti (rappresentata sempre dalla stessa persona incontrata a Venezia) viene creata una società di servizi fiscali: la “Officina Fiscale Srl” di cui il commercialista di Palermo diventa il rappresentante legale.
Nel febbraio 2011 viene così creata “Officina Fiscale Srl”, una società in cui il 51% delle quote appartengono ad Associazione Confcontribuenti, ed il restante 49% confluisce su Paolo Amato mediante un’altra società: la Odp Servizi srl, con sede a Palermo che era stata fondata nel gennaio dello stesso anno, e di cui Amato acquista il 40% delle quote.
Officina Fiscale inizia, attraverso una scrittura privata tramite Odp Servizi, ad essere operativa in Sicilia nella primavera del 2011.
In pochi mesi il team di professionisti guidato da Paolo Amato riesce a produrre oltre 220.000 euro di ricavi grazie alla partnership tra Officina Fiscale, Caf Confcontribuenti, e Odp Servizi.
Il momento magico, tuttavia è destinato ad essere effimero, poiché dura un solo anno: Caf Confcontribuenti decide di non pagare i compensi pattuiti, per un ammontare complessivo di circa 500.000 euro.
È proprio a partire da questo punto che inizia una lunga serie di disavventure per Paolo Amato.
Nel 2012 il rappresentante legale di Caf Confcontribuenti, accusò Paolo Amato del trasferimento illegittimo dell’attività di officina Fiscale a Odp.
La controversia giudiziaria fra lui e Amato si risolse a favore di quest’ultimo: i giudici accolsero le ragioni del commercialista palermitano, sentenziando che l’accusatore era a conoscenza della scrittura privata siglata nel 2011, e che dunque Odp fosse la longa manus di Officina Fiscale.
Dopo una lunga serie di cause civili e penali Caf Confcontribuenti venne obbligata a pagare Officina Fiscale, che così come era stato stabilito dagli accordi, avrebbe dovuto retribuire a sua volta il lavoro di Odp.
La vicenda sembrava dunque essersi risolta, ma inaspettatamente, si verifica un evento che ribalta la situazione a sfavore di Paolo Amato.
Nel 2015 una “doccia fredda”: Officina fiscale viene sciolta in seguito alle accuse del rappresentante legale di Caf Confcontribuenti
Non rassegnandosi alla sentenza emanata dai giudici, il rappresentante legale di Cafcontribuenti tentò un’altra carta da giocare: si presentò al tribunale di Palermo (sezione quinta civile) con i suoi legali, per chiedere lo scioglimento di Officina Fiscale, presentando come accusa il mancato funzionamento dell’assemblea dei soci.
La difesa di Amato non si fece cogliere impreparata: venne spiegato ai giudici che la lite temeraria1 non è tra i soci ma tra Odp, che interviene tramite Officina Fiscale srl, e Caf Confcontribuenti srl che non è socio.
L’Associazione Confcontribuenti deteneva il 98% delle quote del Caf, per cui si trattava di due soggetti giuridici diversi, e in evidente conflitto d’interessi.
I giudici non accorgendosi del clamoroso errore, sentenziarono lo scioglimento di Officina Fiscale: l’amarezza di Paolo Amato, comprensibilmente, fu enorme, e purtroppo subentrò la disperazione, dato che la sentenza venne confermata anche in appello.
A destare l’angoscia fu soprattutto, la modalità dello scioglimento della società, che stranamente, avvenne in tempi da record, considerando la burocrazia macchinosa che costringe solitamente ad attendere tempi piuttosto “biblici”.
Nell’aprile 2015 il tribunale di Palermo nominò il liquidatore che avrebbe dovuto svolgere il compito di incassare i crediti assegnati dal tribunale di Padova, e pagare i debiti di Officina Fiscale, e del precedente amministratore: per l’appunto Amato.
La controversia fra Paolo Amato ed il liquidatore nominato dal tribunale di Palermo
Il professionista incaricato dal tribunale di Palermo come liquidatore, entra così in scena nella vita di Paolo Amato, aprendo un nuovo capitolo della sua odissea giudiziaria.
Il liquidatore, infatti, decise di non provvedere ai compensi di Paolo Amato, basandosi sul fatto che su di lui gravavano due procedimenti penali per varie denunce mosse dal rappresentante legale di Cafcontribuenti, e dai suoi legali.
Una decisione, secondo Amato, pretestuosa, dato che in un processo d’appello è stato assolto, ed un altro caso si è risolto con l’archiviazione2. ed in ogni caso al liquidatore per il lavoro svolto da Amato non interessavano eventuali denunce penali subite non dal socio ma del debitore, che come si ricorda era sempre il rappresentante legale di Cafcontribuenti.
Paolo Amato avviò un decreto ingiuntivo contro il liquidatore (su sua stessa indicazione, per poi precisare che stava scherzando), ma perse anche questa battaglia. La sentenza del tribunale che si è espressa nelle motivazioni apparve chiara: “il liquidatore è una figura tranquillizzante a cui non va fatta causa”; la stessa nota si ripresentò nel processo d’appello.
Ma anche se la chiarezza era indiscutibile dal punto di vista dell’esposizione, non lo era affatto secondo la testimonianza di Paolo Amato, che tuttora ribadisce con forza la presenza di alcuni punti oscuri nel lavoro svolto dal liquidatore, e come commercialista in genere: Amato, infatti, si accorse di alcuni errori grossolani da lui commessi, completamente evitabili dai professionisti.
Alcune domande cominciarono a tempestare i pensieri di Amato: “Perché il liquidatore continuava a tenere in piedi una liquidazione che si sarebbe potuta concludere in breve tempo? Perché non paga il mio credito? Perché, nonostante una gestione colma di errori amministrativi, il liquidatore continua a rimanere al suo posto?”.
Tutti interrogativi che rimasero senza risposta, e che lasciarono spazio ad un sospetto da parte di Amato: il liquidatore ha una sorella magistrato e un cognato che lavorano alla procura di Palermo.
La sensazione che provava Paolo Amato, di essere chiuso in una morsa, si faceva sempre più strada; il commercialista di Palermo che si autodefinisce “un commercialista di borgata”, troppo semplice ed umile, pur avendo buone qualità e competenza, non potrà mai vincere in un sistema dove non c’è spazio per un uomo onesto come lui.
Dal 2017 un’altra fase di amarezze, attenuate da una parziale vittoria
Nel 2017 un’altra sconfitta per Paolo Amato che perse la causa contro CGN Servizi, la quale ha clamorosamente disconosciuto il suo rapporto di lavoro; ma non è l’unica amarezza che subisce: l’ex Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Palermo ne chiede la sospensione dall’albo, presentando come accusa il fatto che lui abbia parlato male dei giudici (un’accusa che fortunatamente risultò poi infondata).
Come se non bastasse, nel novembre dello stesso anno, Amato subì una condanna penale sull’accusa di avere diffamato gli avvocati della contro-parte nel processo che lo vide contro CAF Confcontribuenti srl; nel processo di appello che seguì, nel febbraio 2019, venne assolto, con una sentenza in cui veniva dichiarata dai giudici la sua totale innocenza: una prima vittoria quindi, alla quale si aggiunse la condanna dei suoi accusatori.
Un rapido passo indietro nel 2017 mostra purtroppo ancora una volta una sconfitta per Paolo Amato che perde una causa contro il liquidatore.
Nel 2021 Paolo Amato, assieme ai suoi collaboratori constata in modo definitivo il prosieguo degli errori commessi del liquidatore nel suo lavoro; decide quindi di avviare un’azione di responsabilità3 nei confronti del liquidatore per farlo revocare dal suo incarico, tale azione viene supportata da una notevole prova documentale, e dalla perizia di un autorevole professionista.
Il tentativo di Paolo Amato di ottenere la revoca dall’incarico del liquidatore, purtroppo fallisce: viene totalmente ignorata (più che rigettata) la perizia dell’accusa, e viene accolta, invece, la perizia fornita dalla contro-parte, che ha addirittura prodotto documenti contraffatti in atti giudiziari, come verrà specificato più avanti.
La sentenza, secondo la testimonianza di Amato, ha i contorni della beffa. Gli errori commessi dal liquidatore, infatti, secondo i giudici sono in quantità minore di quelli fatti notare da Amato, nella misura di 1/3, e all’accusa di una mancata dichiarazione dei redditi, viene fornita come contro-prova una ricevuta di trasmissione telematica della suddetta dichiarazione, con una data retro-attiva, in poche parole: contraffatta.
Amato non demorde, e decide quindi di richiedere un accesso agli atti all’Agenzia delle Entrate per verificare se, effettivamente, risultava quella dichiarazione, ottenendo dopo circa un mese, un responso negativo, poiché di quella dichiarazione dei redditi non vi è alcuna traccia: un chiaro falso ideologico, presentato nel corso di un processo giudiziario, che, al di la di ogni ragionevole dubbio costituisce un fatto gravissimo.
Nel luglio 2021 Amato, decise di presentare un esposto4 sia alla Procura di Palermo, sia al Consiglio Disciplinare dell’Ordine dei Commercialisti del capoluogo; tuttora Amato attende risposta.
A maggio del 2022 arriva un’altra sentenza completamente sfavorevole per Paolo Amato: una terna di giudici stabilisce che il suo compenso, deliberato da un’assemblea totalitaria svolta nel settembre 2011 (e quindi non più contestabile, dato che sono trascorsi 11 anni) è da valutare per ben 12 volte.
Da evidenziare, che sul compenso di Amato, il liquidatore ha calcolato la propria retribuzione nella misura del 5% sulle entrate, e del 1,5% sulle uscite.
Il Video Blog, e il colpo di scena che fa ottenere a Paolo Amato una “vittoria di Pirro”
Nel mese di marzo del 2022, Paolo Amato contatta un regista di Bagheria per la realizzazione di un Video Blog riguardante le sue vicende giudiziarie, che vengono pubblicate su YouTube nel maggio dello stesso anno.
Il commercialista palermitano, quindi, è più che mai determinato a far conoscere la verità, per difendere i propri diritti, ed ottenere giustizia.
In questo periodo, avviene un vero e proprio colpo di scena: nonostante il liquidatore abbia vinto la causa, propone ad Amato di effettuare un atto transattivo5, in forza del quale a fronte di un compenso pattuito di 103.000 euro più IVA, gli viene offerta una somma di 90.000 euro.
Amato, che aveva già sborsato una somma di 50.000 euro a titolo di risarcimento per Servizi CGN, per evitare il male peggiore derivante da un’ulteriore condanna, accetta la richiesta proposta dalla contro-parte.
Arriva quindi, grazie all’idea del V-Blog rivelatisi efficace (il liquidatore molto probabilmente temeva uno scandalo), la prima vera vittoria, anche se, di fatto, è una magra consolazione: per riuscire ad ottenere tale risultato , completamente inaspettato, Amato ha speso in totale una somma maggiore di quella ottenuta, e cioè 110.000 euro.
Il risultato ottenuto, quindi, è la classica “vittoria di Pirro”, considerando anche il fatto che ad Amato i soldi cominciano ad interessargli in misura minore, rispetto all’obiettivo ritenuto, adesso, quello prioritario: far emergere la verità dei fatti.
Non rimane quindi che augurare a Paolo Amato di riuscire a raggiungere la fine del percorso che ha iniziato, per ottenere ciò che molti, in piena consapevolezza, ambiscono come il risultato più importante, e il cui valore non potrà mai essere comprato: la giustizia.
Fonte notizia
www.newsicily.it paolo-amato-un-uomo-che-cerca-giustizia