Il testo è composto da oltre 200 pagine e sembra seguire una struttura coerente, con capitoli distinti dedicati alla botanica, alla biologia, all’astronomia e alla farmacologia. Tuttavia, la lingua in cui è scritto non ha riscontro in nessun sistema conosciuto, tanto da far pensare a un linguaggio artificiale, un codice o addirittura a un elaborato falso. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si tratti di un’opera alchemica, altri di un linguaggio cifrato a scopo medico o erboristico. Alcuni più scettici pensano sia semplicemente uno scherzo ben costruito dell’epoca.
Anche con le tecnologie moderne, gli sforzi per decriptarlo sono rimasti vani. Sono stati impiegati algoritmi, intelligenze artificiali e metodi statistici, ma il significato del manoscritto resta un mistero. L’Università di Yale, che oggi ne conserva l’originale, ha digitalizzato l’opera rendendola accessibile a tutti, nella speranza che un giorno qualcuno riesca a risolvere l’enigma.
Il manoscritto Voynich è molto più di un libro antico: è una sfida intellettuale che continua a stimolare la curiosità di chi ama i misteri storici e le lingue perdute. È l’esempio perfetto di quanto la conoscenza umana abbia ancora limiti da esplorare.