Le regolamentazioni CAFE (Corporate Average Fuel Economy), che stabiliscono gli obiettivi di efficienza energetica per le case automobilistiche, stanno diventando un elemento cruciale nel determinare il futuro della mobilità sostenibile. Anche il mercato delle auto usate non sarà immune a questi cambiamenti, con implicazioni che riguarderanno direttamente i consumatori e l’intero ecosistema dell’automobile.
Le normative dell'Unione Europea sulle emissioni di CO2 hanno messo sotto pressione le case automobilistiche, imponendo loro di raggiungere specifici obiettivi di emissioni. Il mancato rispetto di questi parametri comporta multe salatissime, motivando così i produttori a dare priorità ai veicoli elettrici (EV) e ibridi nelle loro linee di produzione.
Matas Buzelis, esperto del settore automobilistico e Head of Communications di carVertical, società leader nella raccolta di dati per il settore automobilistico commenta così: “Se da un lato questa spinta è in linea con i più ampi obiettivi climatici dell'UE, dall'altro introduce sfide significative per l'industria automobilistica, in particolare per quanto riguarda l'equilibrio tra gli obblighi ambientali e le realtà del mercato. Un ostacolo critico è rappresentato dall'accessibilità economica dei veicoli elettrici per il consumatore medio. Infatti, potenziali acquirenti sono esclusi dal mercato dei veicoli elettrici, soprattutto quelli che non hanno i mezzi o la possibilità di installare caricabatterie privati, specialmente se le loro abitazioni si trovano in aree densamente popolate. Per la maggioranza, affidarsi alle infrastrutture di ricarica pubbliche rimane troppo scomodo, complicando ulteriormente l'adozione di questa tipologia di veicoli.”
Questo gap di accessibilità potrebbe ulteriormente limitare la diffusione dei veicoli elettrici, compromettendo gli sforzi dei produttori di vendere un numero sufficiente di unità per raggiungere la conformità alle norme sulle emissioni. Inoltre, la produzione di auto che non hanno poi un riscontro commerciale tra i consumatori compromette la stabilità finanziaria delle case automobilistiche.
“La mancanza di domanda di veicoli elettrici ad alto costo costringe i produttori ad assorbire le perdite, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e le proprie quote di mercato. Molte case automobilistiche sono spinte a ridurre la loro forza lavoro, mettendo ulteriormente a dura prova il tessuto sociale ed economico del settore.” – continua Buzelis – “Questa erosione della competitività apre la porta ai rivali, in particolare ai produttori cinesi, che possono così espandere la loro presenza in Europa. Le case automobilistiche cinesi rappresentano una minaccia importante per la loro capacità di produrre veicoli elettrici a costi inferiori, grazie soprattutto al loro dominio nella produzione di batterie. Questo vantaggio in termini di costi consente loro di ridurre i prezzi rispetto ai produttori europei, conquistando una quota crescente del mercato.”
Con l'affermarsi dei marchi cinesi, i produttori dell'UE si trovano di fronte a una duplice sfida: mantenere la redditività e proteggere la propria posizione in un mercato in rapida evoluzione e con mutevoli abitudini di acquisto. In risposta a queste pressioni, le case automobilistiche europee potrebbero essere costrette a ridurre i prezzi dei veicoli elettrici per stimolare le vendite.
“Questo approccio potrebbe inavvertitamente destabilizzare il mercato delle auto usate. Abbassare i prezzi dei nuovi veicoli elettrici diminuisce il valore residuo dei modelli di seconda mano, lasciando gli acquirenti che per primi avevano acquistato questa tipologia di auto in una posizione di svantaggio finanziario. Questa erosione della fiducia potrebbe dissuadere i futuri acquirenti, ma per molte case automobilistiche potrebbe essere l'unica strategia possibile per evitare multe salate per il mancato raggiungimento degli obiettivi di CO2. L'industria si trova quindi a dover affrontare un precario gioco di equilibri, navigando tra conformità normativa, concorrenza di mercato e fiducia dei consumatori. – conclude Buzelis.