Matteo SIMONE
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Il Vigile del fuoco Oliviero Bosatelli vince la prima edizione del Tor des Chateaux, ultratrail di 170 chilometri con 4 mila metri di dislivello positivo, con partenza venerdì sera ore 20.00 e tempo di percorrenza 17h28’. Oliviero ci racconta la sua passione per lo sport rispondendo ad alcune domande un po’ di tempo fa.
Quali sono i fattori che hanno contribuito al tuo benessere o alla tua performance? “I fattori sono stati vari, uno di questi è stato quando un cliente mi ha guardato, io avevo indossato una maglietta abbastanza aderente mi disse ‘vedo che ti stanno venendo anche a te le maniglie della amore’ non pesavo poi tanto, sui 80 kg. E mi sono reso conto che mi piace mangiare e il metabolismo non era più quello di una volta, e quindi o ripreso a fare della camminate in montagna con la moglie, perché la corsa mi era stata sconsigliata dal dottore per problemi di schiena.”
Mi sa che Oliviero dovrebbe ringraziare quel cliente che con una semplice affermazione gli ha permesso di essere consapevole maggiormente rispetto al suo aspetto fisico e tale consapevolezza gli ha permesso di passare da una fase precontemplativa a quella dell’azione e poi al mantenimento, iniziando e continuando a fare attività fisica per il suo benessere e poi, perché no, per la performance forse inaspettata.
Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Usi farmaci, integratori? Per quale motivo? “L'alimentazione che seguo una settimana prima di un gara lunga prevista è normalissima, mangio di tutto e bevo di tutto cercando comunque di assumere dei sali magnesio e potassio dopo gli allenamenti. Nell'ultima settimana elimino caffè, e limito al minimo alcolici (vino) ma non la birra, elimino quasi tutto i carboidrati e mangio proteine e nei ultimi tre giorni inverto. Facendo parecchio sport e quindi utilizzando parecchie energie ritengo che qualche integratore vada preso tipo quelli menzionati prima. Dopo la gara per due giorni l'appetito è scarso ma poi recupero rimangiando di tutto.”
Chi ha contribuito al tuo benessere nello sport o alla tua performance? “Ha contribuito al mio benessere sicuramente me stesso, e alla performance in parte la moglie, dato che servono parecchi sacrifici, anche di tempo e quindi a volte sacrifichi un po’ la moglie col benestare...mentre i figli sono già grandi e quindi il problema non sussiste.”
Lo sport per passione e hobby diventa performante se sei sereno, ti impegni e hai talento, i familiari possono contribuire al benessere e alla performance con il sostegno e apprezzando i tuoi sforzi.
Qual è stata la gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle? “Quando vinci le emozioni sono sempre belle e tante. La gara della Mi vita? Per ora la aut Orobie 2016 se verranno altre meglio ancora, ma avranno lo stesso valore. Vincere in casa non ha prezzo. Perché ti conoscono in tanti e hai un buon riscontro mediatico anche se non sei un fuori classe.”
Questa risposta l’ha data prima del la vittoria del Tor des Geants, partecipare al tor è il sogno di tanti ultrarunner, figuriamoci vincerla e Oliviero il 2016 vinse proprio il Tor des geants.
Cosa pensano i tuoi famigliari ed amici della tua attività? “I famigliari ormai si stanno abituando a queste mie avventure anche se prima e un po’ anche adesso mi danno del matto. Invece per quanto riguarda gli amici tanti quelli che non sono del giro delle corse, non concepisco neppure che esistano gare di questo tipo, distanza e difficoltà e quindi restano stupefatti.”
Chi è del settore considera veramente Oliviero un Gigante, importante avere vicino la famiglia che fa il tifo.
Ti va di descrivere un episodio curioso o divertente della tua attività sportiva? “L'anno scorso sempre alla out Orobie. Quando sono arrivato (2) e neppure si erano accorti che ero arrivato, ho dovuto fare la replica dell'arrivo, perché mi aspettavano un bel po’ di minuti dopo, o mentre facevo la gara si domandavo chi fossi, visto che prima di allora ero un perfetto sconosciuto a livello di ultra trail.”
Ora che Oliviero ha vinto il Tor è marcato a vista dai suoi avversari ed è sotto l’osservazione di fotografi, organizzatori, tecnici e tanti altri.
Cosa hai scoperto del tuo carattere praticando sport? “Ho scoperto quello che sapevo già, la tenacia e non mollare mai, il stare da solo per ore e ore. E ho scoperto di avere tanti amici veri e virtuali. Una parte di quelli nuovi, ti dimenticheranno quando non sarai più vincente, quelli veri ti staranno sempre vicino.”
Quali sono le capacità, risorse, caratteristiche, qualità che hai dimostrato di possedere? “Concludendo le ultra Trail, mi sono reso conto di avete una buona resistenza sia fisica che morale, rinforzando in me la convinzione che con la determinazione si possono ottenere degli obbiettivi insperati. E da parte della gente il fatto che mi considerino umile e timido.”
Che significa per te partecipare ad una gara sportiva? “La partecipazione a una gara sportiva dipende che gara è, se devo difendere un titolo se è solo per la presenza o se è goliardica. In base a queste situazioni le gare le faccio in modo competitivo o no.”
Hai sperimentato l’esperienza del limite nelle tue gare? “Non essendomi mai ritirato fino ad ora non saprei dire quale sia il mio limite. Che il mio corpo si rifiutasse di proseguire per crampi o per stanchezza mi è successo solo due volte ma la mia volontà o testardaggine ha avuto il sopravvento.”
Quali sensazioni sperimenti facendo sport: allenamento, raduni, pregara, gara, post gara? “Se il fisico non risponde in modo positivo a determinati allenamenti e se sei ancora lontano da una competizione non mi influisce emotivamente, al contrario se manca poco ciò mi mette in apprensione. Per i raduni (il giorno prima della gara) quei pochi che ho fatto è un modo per stare in compagnia, durante la gara dipende che tipo di gare e come si evolve, si può essere contenti anche se non si arriva prima, sapendo che comunque sei stato bene e hai dato ciò che potevi dare, consapevole che lo fai per il piacere di divertirsi e non come professione. Dopo gara se sono gare estreme, ovviamente si cerca di recuperare in modo veloce la fatica e i vari acciacchi senza diventare matti. A livello emotivo se si ottiene un risultato come la out Orobie ti lascia una ricarica e uno stimolo altissimo che serve per proseguire negli obbiettivi che uno ha prefissato, uno di questi è anche solo di riuscire a finire una gara di lunga distanza, perché si sa che finire è già una vittoria.”
Quali sono i tuoi pensieri in allenamento, in gara? “Pensieri durante un allenamento un po’ di tutto, e anche nulla perché sono talmente lunghe le uscite. In gara se sono da podio penso a cosa dire all'arrivo.”
Quale è stata la tua gara più estrema o più difficile e quale ritieni non poter riuscire a portarla a termine? “La gara più difficile finora fatta è quella che a livello fisico ti fa soffrire, crampi, energie finite ecc.ecc.e non la lunghezza. La mia gara limite non saprei, finora quelle che volevo fare e che ho fatto le ho sempre portate a temine.”
Quali sono le difficoltà, i rischi, a cosa devi fare attenzione nella tua disciplina sportiva? “Le difficoltà e i rischi nella mia disciplina, trovare il tempo per allenarsi ed essendo un sport di usura, si spera sempre di non incorrere a eventuali traumi cercando di prevenire nel limite del possibile.”
Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che ti hanno indotto a fare una prestazione non ottimale? “Soffro parecchio il freddo che mi induce a non aver voglia di fare allenamenti e i problemi cronici del mio fisico mal di schiena e crociato laterale interno.”
Cosa ti ha fatto mollare o cosa ti fa continuare a fare sport? “Ci sono stati momenti della mia vita dove veniva prima la famiglia, e quindi lo sport veniva messo in parte, e in altri momenti mi allenavo quasi tutti i giorni dalla serie stacchiamo un po la spina. Mi fa continuare questo sport le gratificazione personali e quelle che vengono dall'esterno e il benessere fisico salvo acciacchi.”
Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni? “Crisi vanno e vengono, sconfitte fan parte dello sport, infortuni rallentamento attività fisica, e fisioterapisti e prevenzione.”
Ti hanno consigliato di ridurre la tua attività sportiva, hai mai pensato di smettere di essere atleta? “Sì mi hanno consigliato di smettere di correre qualche anno fa, per discopatia degenerativa 4 5 6 anello. Domanda, e con la corsa? Risposta, attacchi pure le scarpe da corsa al chiodo. E così ho fatto per qualche anno dato che avevo anche altri impegni familiari, ho cercato di mantenermi in forma e rinforzare la parte debole con ginnastica specifica alla schiena risolvendo per ora il problema.”
Quale può essere un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Che tutti dovrebbero cimentarsi in qualsiasi sport nel limite del possibile, soprattutto quando si è giovani. Riuscendo così fin da piccoli a comprendere cosa vuoi dire fare sacrifici per degli obbiettivi ovviamente. Se si è bambini deve essere più un gioco. La differenza è non poca tra sport di gruppo o sport singolo, con tutte le loro caratteristiche d'allenamento e psicologiche, e il benessere fisico.”
Ritieni utile la figura dello psicologo nello sport, se si per quali aspetti ed in quali fasi? “La figura del psicologo è sicuramente utile, per tutte quelle persone che non rendendosi conto o non riuscendo a farne a meno, mettono la loro passione al di sopra di tutto il resto, con conseguenze gravi, sia fisiche che sentimentali, e equilibrio mentale.”
C’è stato il rischio di incorrere nel doping nella tua carriera sportiva? “No mai perché se arrivano i risultati bene altrimenti pace. Non me ne faccio una malattia esistenziale.”
Qual è un messaggio che vorresti dare per sconsigliare l’uso del doping? “Doping è barare con noi stessi e con gli altri. Penso che a lungo andare ci siano anche conseguenze negative per il nostro fisico e il rischio di essere scoperti, con la conseguenza di passare dalle stelle alle stalle, tutto ciò che ne consegue a livello psicologico, qui sì che poi servirebbe lo psicologo.”
Se potessi tornare indietro cosa faresti? O non faresti? “Attualmente mi trovo bene così. Non ho nulla da recriminare. Anche perché lo sport che io faccio, sicuramente non potrei farlo da professionista ma solo come hobby e non deve prevalere troppo su altre soddisfazioni della mia vita.”
Per approfondimenti sul mondo coraggioso e bizzarro degli ultrarunner è possibile consultare il libro "Ultramaratoneti e gare estreme", Prospettiva Editrice. Collana: Sport & Benessere, 2016.
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Matteo SIMONE
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