Oggi è uno dei simboli più riconoscibili al mondo, visitato da milioni di turisti ogni anno. Ma pochi sanno che la Torre Eiffel, all’inizio del Novecento, rischiò davvero di sparire per sempre. Doveva essere smontata e venduta… come rottame di ferro.
Un’opera (inizialmente) odiata
Quando Gustave Eiffel costruì la torre per l’Esposizione Universale del 1889, molti parigini la odiarono. Artisti e intellettuali la definirono una “mostruosità metallica”, “un’offesa alla bellezza della città” e “un’impalcatura scheletrica inutile”.
La torre, alta 300 metri (record assoluto all’epoca), fu autorizzata solo come struttura temporanea, con una concessione di 20 anni: il piano era di smontarla nel 1909, a esposizione finita.
Eiffel stesso, che aveva investito molto del suo patrimonio nel progetto, si batté per evitarne la demolizione. Ma la città di Parigi non sembrava intenzionata a conservarla.
Salvata (quasi per caso)
La svolta arrivò con una nuova invenzione: la radio. La torre, per la sua altezza, si rivelò perfetta come stazione di trasmissione militare, e fu usata già durante l’Affare Dreyfus per intercettare messaggi tra spie tedesche.
Durante la Prima Guerra Mondiale, divenne fondamentale per le comunicazioni francesi: da lì partivano segnali, intercettazioni e messaggi cifrati. Grazie a questa nuova utilità militare, il Comune di Parigi rinnovò la concessione, e la Torre fu ufficialmente risparmiata.
Da mostro a mito
Negli anni '20 e '30, con il boom del turismo e del cinema, la Torre Eiffel divenne sempre più popolare, fino a trasformarsi da “bruttezza provvisoria” a icona culturale. Oggi nessuno potrebbe immaginare Parigi senza la sua silhouette di ferro.
Ma il rischio fu reale. Se non fosse servita ai militari, oggi potremmo vedere solo foto d’epoca e un grande vuoto nel cielo parigino.