Durante la Guerra del Vietnam, il governo degli Stati Uniti lanciò un programma militare segreto e controverso noto come “Project 100,000”, con l’obiettivo dichiarato di offrire opportunità ai cittadini meno fortunati. In realtà, si rivelò un esperimento sociale fallimentare e drammatico.
Il programma fu voluto dal Segretario alla Difesa Robert McNamara nel 1966. Ufficialmente, voleva dare una possibilità di riscatto a giovani con scarso rendimento scolastico e basso QI. In pratica, però, serviva a reintegrare rapidamente le truppe durante il conflitto in Vietnam, in un momento in cui l’opinione pubblica era sempre più contraria alla guerra.
Oltre 320.000 persone furono arruolate tra il 1966 e il 1971, molte delle quali non avrebbero mai superato i test psicologici e intellettivi standard dell’esercito. Alcuni non sapevano leggere, altri avevano disabilità cognitive. Eppure furono spediti al fronte.
Molti storici oggi definiscono il progetto una catastrofe umanitaria: i “McNamara's Morons” – come vennero tristemente soprannominati – subirono un tasso di mortalità doppio rispetto agli altri soldati. In molti casi, tornarono a casa con gravi traumi e senza alcun reale supporto.
Solo molti anni dopo, il governo USA ha ammesso che il progetto fu un errore. Ma la storia resta una delle pagine più oscure e meno note della politica militare americana.
Un tema potente e sconvolgente, che oggi torna d’attualità quando si parla di reclutamento e disuguaglianze.