Nel cuore della Parigi del XVIII secolo, un uomo escogitò uno stratagemma talmente bizzarro e geniale da sembrare una leggenda. Ma è tutto vero. Il suo nome era Antoine-Augustin Parmentier, un farmacista e agronomo che aveva un obiettivo ambizioso: convincere i francesi che le patate non erano solo cibo per animali, ma una salvezza per l’umanità affamata.
La patata: un "cibo sospetto"
Sebbene oggi sembri assurdo, nel Settecento le patate erano viste con diffidenza in gran parte d’Europa. Si credeva che causassero malattie come la lebbra, e la loro coltivazione era spesso vietata. Solo in alcuni paesi del Nord erano già accettate come alimento, ma in Francia erano considerate spazzatura.
Parmentier, tuttavia, aveva visto con i propri occhi – durante la prigionia in Germania nella Guerra dei Sette Anni – che i soldati prussiani mangiavano patate regolarmente e ne traevano beneficio. Tornato in patria, iniziò una crociata personale per cambiare la percezione pubblica di quel tubero tanto bistrattato.
Il piano ingegnoso: fingere il valore
Dopo aver ottenuto il sostegno di Luigi XVI, Parmentier organizzò una mossa da maestro di marketing ante litteram. Fece coltivare campi di patate nei dintorni di Parigi e li fece circondare da soldati armati, come se custodissero un tesoro di inestimabile valore.
Il messaggio era chiaro: se le patate meritavano protezione, dovevano valere moltissimo.
Ma c’era un dettaglio fondamentale: di notte le guardie ricevevano l’ordine di allontanarsi discretamente, lasciando campo libero ai ladri. In breve tempo, le patate "proibite" divennero un oggetto del desiderio popolare.
Il trucco funzionò alla perfezione: la voce si sparse, la gente cominciò a rubarle, a piantarle e – sorpresa! – a mangiarle. E a scoprire che erano buone, nutrienti e... non provocavano la lebbra.
L’eredità di Parmentier
Oggi il nome di Parmentier è scolpito nella storia. In Francia esiste perfino una ricetta chiamata “Hachis Parmentier”, una sorta di pasticcio di carne e purè, in suo onore.