Nel mondo della giustizia, esistono cause legali che sfiorano il grottesco. Ma una delle più assurde — e reali — è quella intentata da un uomo contro... Dio.
No, non si tratta di una satira letteraria o di un film comico (anche se ispirò entrambi). È accaduto davvero negli Stati Uniti, con tanto di fascicoli ufficiali e giudice assegnato. E la storia ha persino un seguito, ancora più sorprendente.
L’inizio del processo: “Dio è responsabile dei disastri”
Nel 2007, un senatore dello stato del Nebraska, Ernie Chambers, decise di intentare una causa contro Dio presso il tribunale distrettuale di Douglas County. L’accusa? "Atti di terrorismo e minacce contro l'umanità", tra cui terremoti, inondazioni, uragani e malattie.
Chambers, personaggio noto per le sue battaglie contro l’ipocrisia religiosa e i privilegi ecclesiastici, spiegò che la sua era una “causa dimostrativa”, volta a sottolineare come anche le cause più insensate possano trovare spazio nei tribunali americani. Il suo intento era far riflettere sulla facilità con cui si intasano le corti con procedimenti assurdi.
Tuttavia, la corte prese in carico il fascicolo.
La risposta di Dio (sì, esiste davvero)
A sorpresa, dopo qualche settimana, comparve una risposta ufficiale al procedimento, firmata da “Dio Onnipotente”, e protocollata in cancelleria.
Il documento, probabilmente scritto da un cittadino ignoto, difendeva l’operato divino, sostenendo che tutti gli eventi naturali menzionati nella causa erano parte di un disegno superiore e che Dio godeva dell’immunità per definizione.
Il giudice fu costretto a pronunciarsi su un punto cruciale: Dio non era stato correttamente notificato della causa, e quindi il tribunale non poteva procedere. Chambers replicò che, essendo Dio onnisciente, “aveva certamente preso atto della notifica in automatico”.
Tra satira e diritto: un precedente (quasi) serio
L’assurdità del caso fu ampiamente discussa nei media americani e internazionali. Alcuni criticarono Chambers per aver sprecato risorse pubbliche, ma molti giuristi riconobbero alla sua azione un valore simbolico e provocatorio, utile a evidenziare le debolezze del sistema.
Il processo a Dio venne archiviato, ma non dimenticato: negli anni successivi fu citato in dibattiti, convegni e persino nei corsi universitari di diritto come esempio di caso limite nella logica processuale.