Nel 1998 la NASA lanciò la Mars Climate Orbiter, una sonda dal costo di 327,6 milioni di dollari, con l’obiettivo di studiare il clima marziano e fungere da supporto per le future missioni sul Pianeta Rosso. Tutto procedeva bene: il lancio da Cape Canaveral fu un successo, la traiettoria verso Marte era corretta e le comunicazioni funzionavano alla perfezione.
Fino al 23 settembre 1999. Quel giorno, la sonda scomparve improvvisamente dai radar, nel momento cruciale in cui avrebbe dovuto entrare nell’orbita marziana. Nessun segnale. Nessuna risposta. Silenzio assoluto.
Cos’era andato storto?
Inizialmente si pensò a un malfunzionamento tecnico o a un guasto hardware. Ma la verità era molto più incredibile (e, per certi versi, assurda): un banale errore di conversione delle unità di misura.
Due gruppi di ingegneri – uno negli Stati Uniti, l’altro nella sede del contractor Lockheed Martin – avevano utilizzato sistemi diversi per i calcoli della forza propulsiva:
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Lockheed usava libbre-forza (unità imperiali)
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La NASA utilizzava Newton (unità del Sistema Internazionale)
E nessuno si era accorto della discrepanza.
Una differenza fatale
Il risultato? La sonda, invece di entrare in un’orbita stabile a 140-150 km di altitudine, finì a circa 57 km dalla superficie marziana. Troppo vicina. L'atmosfera rarefatta, a quella quota, fu sufficiente a farla bruciare o distruggere completamente.
In altre parole, un’intera missione – anni di lavoro, centinaia di scienziati coinvolti, milioni di dollari – svanì in pochi secondi per un errore di conversione.
Come è potuto accadere?
L’errore emerse chiaramente nel rapporto della NASA post-incidente. Il software fornito da Lockheed Martin produceva dati in libbre-forza, ma nessuno al Jet Propulsion Laboratory (JPL) li convertì in Newton, che era il formato previsto dal sistema principale.
La causa fu un mancato controllo di coerenza tra i team. Incredibile a dirsi, ma non esisteva un protocollo standardizzato per la verifica delle unità. Il sistema di monitoraggio accettava i dati errati senza generare allarmi.
Una lezione che ha cambiato la scienza
Dopo il disastro del Mars Climate Orbiter, la NASA introdusse una serie di nuove regole e verifiche multiple sui dati. Tutti i contratti futuri imposero esplicitamente l’uso del Sistema Internazionale per ogni unità di misura. Inoltre, venne istituito un protocollo di controllo incrociato tra team interni ed esterni.
Questo evento divenne un caso di studio in tutte le università di ingegneria e aerospazio, ed è tutt’oggi uno degli esempi più famosi di come un errore umano, anche minuscolo, possa causare disastri in ambito tecnologico.