L’emergenza globale legata alla resistenza agli antibiotici sta raggiungendo livelli critici: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che entro il 2050 le infezioni resistenti possano causare fino a 10 milioni di decessi all’anno se non verranno trovate nuove soluzioni. In questo contesto drammatico, una ricerca condotta nell’estremo Sud ha appena acceso una speranza: nei gelidi sedimenti dell’Antartide, un team internazionale di microbiologi ha isolato un batterio produttore di una sostanza in grado di sconfiggere ceppi antibiotico-resistenti con un’efficacia sorprendente. Se confermati anche negli studi clinici, questi risultati potrebbero rivoluzionare il settore delle nuove terapie antibatteriche e rappresentare un passo concreto verso la lotta alla resistenza agli antibiotici.
1. Un viaggio tra i ghiacci: perché l’Antartide?
Fin dal secolo scorso, gli scienziati hanno intuito che gli ambienti estremi – deserti di sale, sorgenti termali e fondali marini profondi – ospitano microrganismi capaci di produrre molecole uniche per sopravvivere a condizioni proibitive. L’Antartide, con temperature costantemente sotto lo zero e un carico di radiazioni UV superiore alla media, è forse l’ecosistema più estremo di tutti. Proprio qui, tra i ghiacciai millenari, il Professor Matteo Russo (Università di Palermo) ha guidato una spedizione nel novembre 2024 per raccogliere campioni di ghiaccio e sedimenti marini a più di 1.000 metri di profondità. Questo habitat, pressoché inesplorato, era considerato un breve capitolo di curiosità scientifica, ma si è rivelato un serbatoio di potenziali antibiotici naturali.
2. Scoprire il batterio “Cryobacterium antifragilis”
Dopo mesi di analisi in laboratorio, il team ha isolato un batterio mai catalogato prima, battezzato Cryobacterium antifragilis, capace di produrre una molecola antibiotica – denominata provvisoriamente “Antarcidin” – estremamente efficace contro ceppi di Staphylococcus aureus e Escherichia coli resistenti ai carbapenemi e ai vancomicina-resistenti (Enterococco VRE). I primi test in vitro hanno mostrato un’azione battericida superiore al 99% con concentrazioni del composto inferiori a 0,5 microgrammi per millilitro, un risultato sorprendente se si considera che molti antibiotici di sintesi richiedono dosi fino a 50 volte superiori per ottenere effetti analoghi.
“È incredibile pensare che un microrganismo sopravviva a temperature di -20 °C e da lì elabori molecole così potenti. Questo dimostra quanto la biodiversità estremofila possa essere una miniera di soluzioni per la medicina,” commenta la Dr.ssa Elena Bianchi, coautrice dello studio e ricercatrice del CNR di Potenza.
3. Il meccanismo d’azione di Antarcidin
Gli studi preliminari suggeriscono che Antarcidin agisca legandosi simultaneamente a due enzimi chiave coinvolti nella sintesi della parete cellulare batterica, bloccando sia la trans-peptidazione sia la traslocazione del peptidoglicano. Questo doppio bersaglio riduce drasticamente la probabilità che i batteri sviluppino resistenza nel breve periodo, poiché dovrebbero mutare contemporaneamente entrambi i loci genomici. Inoltre, la molecola presenta una struttura chimica inusuale, contenente un anello macrociclico con gruppi idrossilici che ne aumentano la solubilità in acqua e la stabilità termica: qualità preziose per un farmaco destinato a usi clinici.
4. Dalla scoperta al laboratorio farmaceutico
Se la fase di estrazione su scala ridotta è già stata completata con successo, il vero banco di prova di Antarcidin sarà la produzione industriale: occorrerà sviluppare tecniche di fermentazione in bioreattori che riproducano le condizioni del ghiaccio antartico per indurre il batterio alla produzione massiva del composto. Alcune startup biotecnologiche europee – tra cui la francese BiotechNord e la tedesca PolarLab GmbH – hanno già siglato accordi di ricerca con l’Università di Palermo per testare vari ceppi di Cryobacterium in reattori criogenici. Se i costi di produzione riusciranno a restare sostenibili (stimati intorno ai 50–70 euro per grammo di principio attivo nella fase di scale-up), il percorso verso la fase preclinica potrebbe concludersi entro la fine del 2025.
5. Applicazioni potenziali e rischi legali
L’antibiotico naturale Antarcidin ha già acceso l’interesse di diversi istituti di ricerca e aziende farmaceutiche per il trattamento di infezioni ospedaliere causate da batteri multi-resistenti, particolarmente temuti in reparti di terapia intensiva e oncologia. Tuttavia, come tutte le molecole innovative, dovrà affrontare numerosi ostacoli regolatori: test di tossicità su modelli animali, valutazioni di farmacocinetica e farmacodinamica, quindi iter di approvazione presso l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e la Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti. In un’epoca in cui i brevetti farmaceutici sono sempre più contesi, bisognerà anche fare attenzione alle questioni di proprietà intellettuale: il deposito del brevetto per Antarcidin è già avvenuto nel marzo 2025 presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), ma potrebbero sorgere contenziosi se altri laboratori rivendicheranno scoperte simili su microorganismi antartici.
6. Impatto sulla lotta contro la resistenza antibiotica
Secondo le stime dell’European Centre for Disease Prevention and Control, ogni anno in Europa le infezioni da batteri resistenti causano oltre 33.000 decessi e un costo economico di circa 1,5 miliardi di euro in spese sanitarie. Se Antarcidin manterrà le promesse, potrebbe ridurre drasticamente questi numeri. Un recente modello epidemiologico condotto dal London School of Hygiene & Tropical Medicine ha indicato che l’introduzione di un nuovo antibiotico con efficacia simile al 95% su ceppi multi-resistenti potrebbe salvare fino a 5.000 vite l’anno solo nel Regno Unito, con un risparmio di circa 200 milioni di sterline. Il successo di questa molecola, pertanto, non sarebbe solo una vittoria scientifica, ma un concreto beneficio socioeconomico.
7. Cosa aspettarsi nel futuro prossimo
Nei prossimi mesi, i ricercatori coinvolti nel progetto (Università di Palermo, CNR, PolarLab GmbH e BiotechNord) si concentreranno su tre aspetti fondamentali:
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Scale-up della produzione: ottimizzare i bioreattori criogenici per aumentare la resa di Antarcidin senza comprometterne la purezza.
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Sicurezza e tossicità: completare i test su modelli animali (topi e ratti) entro l’autunno 2025 per dimostrare l’assenza di effetti collaterali gravi.
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Collaborazioni cliniche: stabilire rapporti con ospedali e centri di ricerca in Europa e Nord America per avviare studi di fase I su volontari sani entro la primavera 2026.
Se questi passaggi arriveranno a buon fine, entro la fine del 2026 si potrebbe parlare di fase II clinica, con i primi trial su pazienti già affetti da infezioni da Staphylococcus aureus MRSA e Enterococcus VRE.