Paghi per un vestito che non riceverai mai a casa, non potrai indossare fisicamente, ma potrai sfoggiare sui social come se fosse reale. Sembra una truffa? In realtà è la nuova frontiera della moda digitale — e il business è in piena esplosione.
Benvenuti nel mondo degli abiti virtuali, capi di abbigliamento progettati per esistere solo online, spesso sotto forma di render 3D, filtri AR o NFT, destinati a chi vuole apparire alla moda... nel metaverso o nel proprio feed Instagram.
Chi li compra e perché?
Nel 2025, milioni di utenti in tutto il mondo hanno già acquistato vestiti che non esistono. Tra loro influencer, streamer, gamer e persino aziende che cercano di ridurre l’impatto ambientale della fast fashion. Il concetto è semplice: invece di comprare un capo da indossare una volta per una foto, si acquista un abito digitale che viene “indossato” su una tua immagine o avatar, grazie all’intelligenza artificiale.
Alcune piattaforme, come DressX, Replicant e The Fabricant, permettono di caricare una foto e ricevere in cambio un'immagine di sé con un outfit spettacolare, impossibile da realizzare nella realtà: vestiti che fluttuano, cambiano colore, brillano di luci o ondeggiano come fatti d’acqua.
Il boom del fashion tech
Dietro questo fenomeno non c’è solo creatività, ma anche tecnologia avanzata. L’intelligenza artificiale, la grafica 3D e gli algoritmi generativi stanno ridisegnando il concetto stesso di stile.
Anche i grandi brand si stanno muovendo: Balenciaga, Gucci e Dolce&Gabbana hanno già lanciato collezioni interamente digitali, alcune vendute come NFT per migliaia di euro. E non si tratta solo di moda da “gaming”: molte case di moda considerano questo segmento una nuova area di profitto e sperimentazione creativa.
Una moda più sostenibile?
Sorprendentemente, uno degli argomenti più forti a favore dei vestiti digitali è la sostenibilità. Secondo una ricerca pubblicata nel 2024 da Accenture, l’abbigliamento virtuale potrebbe ridurre drasticamente l’impatto ambientale del settore moda, tra i più inquinanti al mondo. Niente tessuti, niente trasporto, niente rifiuti.
Per alcuni marchi, il digitale è già un’alternativa a servizi di noleggio o capsule collection da pubblicità: una foto, un post, e via. Senza produzione fisica.
Ma è davvero moda?
I puristi storcono il naso: senza tessuti, forme, cuciture reali, si può ancora parlare di "moda"? I creatori digitali rispondono che è proprio questo il punto: la moda smette di essere limitata dal mondo fisico, diventando pura espressione creativa.
E mentre le sfilate nel metaverso prendono piede e TikTok è invaso da “outfit del giorno” che non esistono, una nuova generazione sta crescendo con l’idea che anche l’identità digitale meriti di essere vestita.