Molto prima che i satelliti ci guidassero a destinazione con la voce di Google Maps, i Romani avevano già trovato un modo per misurare le distanze in modo sorprendentemente preciso. Si chiamava odometro, e funzionava montato su un carro. Era, in sostanza, il primo contachilometri della storia.
La sua invenzione è attribuita a Vitruvio, l’architetto e ingegnere romano vissuto nel I secolo a.C., e successivamente migliorata da Erone di Alessandria. Il meccanismo era tanto ingegnoso quanto semplice: ogni giro completo delle ruote faceva cadere una pallina in un contenitore tramite un sistema di leve e ingranaggi. Contando le palline alla fine del tragitto, si otteneva la distanza percorsa. Un’idea semplice, ma rivoluzionaria.
Il carro misuratore veniva usato soprattutto dai topografi e dagli ingegneri stradali romani, impegnati nella costruzione e manutenzione delle famose viae. In un’epoca in cui le strade erano l’infrastruttura fondamentale per il controllo dell’impero, sapere con esattezza quante miglia separavano due città non era un dettaglio da poco: serviva per la logistica militare, la gestione dei messaggi e il commercio.
È interessante notare che, nonostante il concetto fosse geniale, non ci sono sopravvissuti esemplari dell’odometro romano: ne abbiamo solo descrizioni dettagliate e qualche rappresentazione iconografica. Tuttavia, vari prototipi moderni basati su quei testi antichi hanno confermato la sua efficienza.
Alcuni storici della tecnologia considerano l’odometro romano uno degli oggetti più sottovalutati dell’antichità. Non è un caso che questo principio meccanico sia stato ripreso secoli dopo in diverse civiltà, fino ad arrivare ai moderni tachimetri e contachilometri.