L’Arabia Saudita, uno dei Paesi più aridi e caldi del pianeta, ha deciso di sfidare le leggi della natura. Nell’ambito del mega-progetto futuristico NEOM, lanciato nel 2021 e ancora in costruzione nel 2025, è stato annunciato un nuovo piano ambizioso: piantare foreste verticali ad alta densità nel cuore del deserto. Non si tratta di semplice riforestazione, ma di un’integrazione radicale tra natura e tecnologia.
Come funziona una foresta verticale nel deserto?
Le foreste verticali non sono un’invenzione nuova — il Bosco Verticale di Milano ne è un esempio pionieristico — ma nessuno aveva mai pensato di realizzarle nel deserto. La versione saudita punta a torri residenziali e commerciali interamente ricoperte di vegetazione, ma con sistemi avanzatissimi di irrigazione, gestione termica e sensori ambientali.
Gli edifici includeranno:
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Tecnologie di raccolta dell’umidità notturna (condensazione dell’aria);
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Riciclo totale dell’acqua tramite impianti a circuito chiuso;
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Pannelli solari fotovoltaici e termici per alimentare i sistemi di irrigazione e climatizzazione;
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Piante selezionate geneticamente per resistere al calore estremo, con funzione sia estetica sia purificatrice.
L’obiettivo? Modificare il microclima
Uno dei fini dichiarati del progetto è creare microclimi artificiali che possano abbassare le temperature urbane, ridurre il fabbisogno energetico per il raffreddamento e persino stimolare la pioggia attraverso l’inverdimento progressivo delle zone desertiche.
Il governo saudita ha stanziato oltre 500 milioni di dollari solo per la prima fase di test, in collaborazione con istituti di ricerca svizzeri, olandesi e giapponesi.
Critiche e speranze
Il progetto ha attirato sia entusiasmo che scetticismo. I critici sottolineano:
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Il rischio di spreco di risorse in un ambiente già fragile;
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I possibili effetti collaterali sugli ecosistemi desertici;
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L’enorme dispendio energetico iniziale, in parte ancora da fonti fossili.
Tuttavia, i sostenitori vedono nel progetto un laboratorio vivente per le città del futuro, in un pianeta che dovrà inevitabilmente adattarsi a climi più estremi. Se funziona nel deserto, può funzionare ovunque.
Il deserto come laboratorio globale
Nel 2025, NEOM è ancora in costruzione, ma alcune torri pilota della foresta verticale sono già state completate nella zona di Oxagon, il porto futuristico affacciato sul Mar Rosso. I primi dati sembrano promettenti: temperature locali ridotte fino a 4°C nelle aree verdi, miglioramento della qualità dell’aria e aumento dell’umidità notturna.
Potremmo presto trovarci di fronte a una nuova era di architettura climatica, dove la natura non è più solo decorazione, ma parte integrante del sistema urbano. E tutto questo… nel cuore del deserto.