Nel mondo della proprietà intellettuale, si sono visti tentativi bizzarri: invenzioni inutili, domande ridicole, concetti così ovvi da sembrare satira. Ma una delle richieste più incredibili arrivate agli uffici brevetti fu quella presentata da un certo John W. Davis (nome di fantasia, il vero richiedente è tuttora non pubblico) negli Stati Uniti a metà degli anni ’70: voleva brevettare il fuoco, in quanto "suo metodo esclusivo di combustione naturale".
Sì, proprio il fuoco. Quello che l’umanità conosce e usa da almeno 500.000 anni.
L’idea: se lo descrivo bene, è mio
Nella documentazione depositata presso l’USPTO (United States Patent and Trademark Office), l’inventore sosteneva di aver “formulato un nuovo metodo per generare energia termica attraverso l’ossidazione rapida di materia carboniosa, con emissione luminosa e calore” – cioè, appunto, il fuoco.
Per aggirare le norme che impediscono di brevettare fenomeni naturali, la domanda era scritta in modo volutamente tecnico, come se si trattasse di un’invenzione chimica. E non mancava l’ambizione: l'autore pretendeva royalties su ogni utilizzo del fuoco nel settore industriale, dall’acciaieria al barbecue.
Rifiutato... ma non per il motivo che immagini
Sorprendentemente, la domanda non fu respinta subito per assurdità. Venne prima esaminata da un team di tecnici, che dovettero leggere nel dettaglio la proposta. Fu solo dopo settimane di valutazioni che l’ufficio concluse che:
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Il “metodo” descritto non era né nuovo né originale (condizione essenziale per il brevetto);
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Il fuoco è un fenomeno naturale, e quindi non brevettabile per definizione;
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L’uso di termini vaghi e pseudoscientifici suggeriva un tentativo di frode intellettuale.
Non è un caso isolato
Quella del fuoco non è l’unica “pretesa impossibile” arrivata negli uffici brevetti. Altri casi memorabili includono:
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un brevetto per “l’invenzione dell’amore” (respinto per mancanza di applicabilità industriale),
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una domanda per brevetto sull’universo intero,
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un tentativo di registrare il numero zero come proprietà privata.
Eppure, ogni anno, decine di richieste simili vengono presentate, costringendo gli uffici brevetti a impiegare tempo e risorse per respingere ciò che, in teoria, non dovrebbe nemmeno essere discusso.



