Nel primo dopoguerra, mentre il mondo cercava di rialzarsi dalle ceneri della Prima guerra mondiale, la voglia di progresso era ovunque. Aerei, automobili, radio. E anche biciclette... volanti.
Fu in questo clima, tra sogno e meccanica, che un oscuro fabbro inglese chiamato Alec S. Garland finì sulla prima pagina di diversi giornali britannici. Aveva costruito nel suo giardino un oggetto bizzarro: una bicicletta dotata di ali, eliche e persino un timone. E dichiarava di essere pronto a... volare pedalando.
L’invenzione: una bicicletta con le ali
La “macchina” di Garland era tecnicamente un velocipede aereo. Aveva due ali leggere in legno e tela montate su un telaio di bicicletta modificato. Le eliche erano collegate ai pedali tramite un sistema di catene e ingranaggi. Un timone posteriore permetteva, teoricamente, di controllare la direzione. Non c’erano motori. Solo gambe.
L’obiettivo? Sollevarsi da terra con la sola forza dei muscoli.
Le foto dell’epoca lo ritraggono in camicia bianca e cravatta, seduto sul suo strano veicolo davanti a un capannone rurale, pronto a decollare tra gli sguardi incuriositi dei vicini.
Ha volato davvero?
Secondo alcuni articoli apparsi su riviste come The Popular Science Monthly e The Sketch, Garland riuscì effettivamente a sollevarsi da terra di pochi metri durante una breve corsa in discesa, sfruttando anche una giornata particolarmente ventosa.
In pratica, più planato che volato. Ma tanto bastò per renderlo celebre per qualche mese nel Regno Unito. Alcuni giornalisti parlarono di “nuova era per l’aviazione personale”, altri ironizzarono definendolo “il fratello povero dei fratelli Wright”.
Garland, tuttavia, non si scoraggiò e continuò per anni a perfezionare la sua creatura. Non riuscì mai a superare i pochi metri di altezza, ma lasciò una traccia.
Perché costruire una bicicletta volante?
All’epoca l’idea del volo personale a basso costo affascinava molti inventori. Non tutti potevano permettersi un biplano. E così, da garage e officine sbucavano macchine volanti fatte in casa, spesso ispirate a Leonardo da Vinci o ai romanzi di fantascienza.
Il sogno era semplice: decollare come un uccello, volare a pochi metri da terra e planare fino alla città più vicina, evitando le strade fangose e il traffico delle carrozze. Un sogno, però, destinato a scontrarsi con le leggi della fisica.
Infatti, anche oggi le biciclette volanti esistono solo grazie a motori elettrici e droni multi-elica, non certo grazie ai pedali.
Che fine ha fatto Garland?
Dopo il clamore iniziale, il suo nome scomparve dai giornali. Nessuna università lo ingaggiò, nessuna industria lo finanziò. Alcuni raccontano che tornò a fare il fabbro, continuando a riparare cancelli e costruire stufe a legna. Ma nel suo villaggio, ogni tanto, qualcuno giura di averlo visto sfrecciare tra i campi su un veicolo dalle ali tremolanti.
Il suo prototipo originale è andato perduto. Solo alcune foto in bianco e nero e qualche trafiletto d’epoca ne attestano l’esistenza. Ma la sua idea — quella sì — ha continuato a volare, almeno nell’immaginario.