È uno dei luoghi comuni più radicati nell’immaginario collettivo: "Usiamo solo il 10% del nostro cervello". Una frase spesso ripetuta per motivare il potenziale umano inespresso, ma completamente falsa.
La leggenda ha origini incerte: alcuni la fanno risalire agli scritti di William James, pioniere della psicologia americana, che parlava del potenziale inutilizzato della mente umana. Ma è stato probabilmente il neurochirurgo Wilder Penfield negli anni '30, con i suoi studi sulle aree corticali, a consolidare l’idea che vaste porzioni del cervello sembrassero "silenti".
Tuttavia, grazie ai moderni strumenti di neuroimaging — come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la tomografia a emissione di positroni (PET) — oggi sappiamo con certezza che praticamente tutto il cervello è attivo, anche durante il riposo o compiti semplici.
Anche azioni apparentemente banali, come leggere, parlare o persino sognare, coinvolgono molteplici aree cerebrali contemporaneamente. Il cervello è una macchina estremamente efficiente: aree non utilizzate tendono a degradarsi, quindi l’idea che il 90% rimanga “spento” è biologicamente insostenibile.
Questa credenza è diventata popolare grazie a film, libri motivazionali e persino spot pubblicitari che promettevano di "sbloccare il potenziale nascosto" della mente. Ma la scienza è chiara: non esiste una riserva segreta di cervello inutilizzato pronta a trasformarci in supergeni.
Comprendere come davvero funziona il nostro cervello è ancora una delle più affascinanti sfide della scienza moderna, ma partire da un’informazione corretta è fondamentale per sfatare miti che, purtroppo, rischiano di alimentare false speranze o pseudoscienze.
Quindi la prossima volta che sentirete dire "usiamo solo il 10% del cervello", potrete rispondere con sicurezza: non è vero. E il nostro cervello merita molto più rispetto di così.