In Occidente, per salutare si stringe la mano. In Giappone si fa un inchino. In India si congiungono le mani e si dice “Namaste”. Ma c'è un luogo nel mondo dove per mostrare rispetto… si tira fuori la lingua.
Sembra uno scherzo, ma è tutto vero: stiamo parlando di una tradizione radicata in alcune regioni del Tibet, dove il saluto con la lingua è un gesto antico, carico di significato.
Un gesto di rispetto, non di sfida
Per noi tirare fuori la lingua è un segno di derisione o ironia. Ma in Tibet il significato è tutt'altro. Questo gesto viene compiuto per dimostrare che si è persone pacifiche, oneste e non possedute da spiriti maligni.
Questa usanza ha origini antiche, legate alla figura di Lang Darma, un re tibetano vissuto nel IX secolo, noto per la sua crudeltà e per... la lingua nera.
Dopo la sua morte, si diffuse la leggenda che potesse reincarnarsi. Così, come forma di rassicurazione, la gente cominciò a mostrare la lingua per dimostrare di non essere sua reincarnazione.
Una tradizione viva ancora oggi
Oggi, soprattutto nelle zone rurali del Tibet, capita ancora di vedere persone che, nel salutarsi, mostrano brevemente la lingua. È un gesto semplice, ma che racconta secoli di storia e credenze spirituali.
È considerato educato e di buon auspicio, soprattutto nei contesti religiosi o cerimoniali. Anche i monaci tibetani talvolta lo fanno in segno di rispetto reciproco.
Un mondo pieno di modi per dirsi “ciao”
Questa tradizione è solo una delle tante che dimostrano quanto siano varie e affascinanti le culture umane. In alcune tribù africane ci si sputa delicatamente sulle mani prima di stringerle, in Nuova Zelanda ci si saluta con il naso, e in Thailandia il gesto del "wai" è una forma quasi artistica di saluto.
Ogni cultura ha creato un proprio linguaggio non verbale per esprimere rispetto, amicizia, accoglienza.