Oggi il caffè è una delle bevande più diffuse al mondo, simbolo di convivialità e di energia. Ma ci fu un’epoca in cui fu considerato così pericoloso da essere vietato per legge. E non stiamo parlando di qualche regime totalitario moderno, ma della Svezia del XVIII secolo.
Nel 1746, il governo svedese emise un bando ufficiale contro il caffè e contro... le tazzine! Il motivo? Le autorità ritenevano che la bevanda stimolasse comportamenti sovversivi, pensiero critico e perfino malattie mentali.
Una minaccia per l’ordine pubblico
Tutto cominciò con il re Gustavo III, un sovrano ossessionato dal controllo e dalla moralità pubblica. Secondo lui, il caffè era una bevanda pericolosa: alimentava le discussioni nei caffè (allora luoghi d’incontro politico), disturbava il sonno, e soprattutto… spingeva la gente a pensare troppo.
Nel 1756 il Parlamento vietò non solo il consumo, ma anche la detenzione di caffè, chicchi, macinini e stoviglie da caffè. Chi trasgrediva poteva essere multato, incarcerato o costretto a bere la bevanda in pubblico… come umiliazione.
L’esperimento più assurdo della storia
Il re andò oltre. Ordinò un esperimento “scientifico” su due gemelli condannati a morte. La loro pena sarebbe stata commutata a vita solo se avessero accettato di partecipare: uno doveva bere tre tazze di caffè al giorno per tutta la vita, l’altro tre tazze di tè. Il re voleva dimostrare che il caffè avrebbe ucciso prima.
Il risultato? Un disastro scientifico: morì prima il gemello che beveva tè, mentre il bevitore di caffè visse fino a tarda età. E ironia della sorte, Gustavo III fu assassinato prima della fine dell’esperimento.
Un divieto che non funzionò mai
Nonostante il divieto, il caffè divenne sempre più popolare in Svezia. I cittadini continuarono a berlo di nascosto, e nacque perfino un mercato nero delle tazzine. Alla fine, il bando fu ritirato, ma solo dopo cinque diversi tentativi di proibizione tra il 1746 e il 1823.
Oggi, la Svezia è uno dei paesi con il più alto consumo pro capite di caffè al mondo. Una vera rivincita della moka sulla monarchia.