Per anni ci hanno ripetuto che per una buona salute servono almeno otto ore di sonno ininterrotto. È diventata una regola aurea della medicina moderna e una pietra miliare delle abitudini sane. Ma cosa succederebbe se ti dicessi che questa idea è una costruzione culturale recente, e che per secoli gli esseri umani hanno dormito… in due tempi?
Sembra una provocazione, ma è la verità. Gli studi storici e scientifici più recenti stanno mettendo in discussione uno dei pilastri delle nostre abitudini quotidiane: il cosiddetto sonno monofasico.
Il sonno bifasico: la normalità prima dell’elettricità
Nel Medioevo e fino all’epoca preindustriale, la maggior parte delle persone dormiva in modo bifasico: due fasi di sonno separate da una veglia notturna.
Lo storico Roger Ekirch, in uno studio rivoluzionario pubblicato nel 2001, ha analizzato centinaia di documenti storici — diari, lettere, opere letterarie — scoprendo che era normale parlare di “primo sonno” e “secondo sonno”. Tra i due, le persone si svegliavano per una o due ore, durante le quali leggevano, pregavano, facevano sesso, o addirittura visitavano i vicini.
Questo modello di sonno era sincronizzato con il ritmo naturale della luce e del buio, prima che l’arrivo dell’illuminazione artificiale spingesse tutti verso il sonno “continuo”.
Cosa dice oggi la scienza?
Le moderne ricerche sul sonno, soprattutto quelle nel campo della cronobiologia, hanno scoperto che il corpo umano possiede un ritmo circadiano che può tranquillamente supportare un sonno spezzato. Anzi, in condizioni naturali — senza luci artificiali — molti soggetti tornano spontaneamente al sonno bifasico.
Uno studio condotto negli anni ’90 dallo psicologo Thomas Wehr ha dimostrato che persone lasciate per settimane in completa oscurità per 14 ore al giorno, senza distrazioni, sviluppavano un pattern di sonno in due segmenti: quattro ore di sonno, uno o due di veglia, e altre quattro ore di sonno.
Le implicazioni moderne: stiamo forzando un modello innaturale?
La società moderna impone orari fissi e performance costanti. Ma molti problemi come l’insonnia, la stanchezza cronica o i risvegli notturni potrebbero non essere veri disturbi… bensì una ribellione del corpo a un sistema che non gli appartiene.
Infatti, molte persone che si svegliano di notte si allarmano, credendo di avere problemi di sonno. Ma secondo questa visione, quel risveglio è assolutamente naturale — anzi, potrebbe essere il nostro corpo che cerca di tornare a una modalità di sonno più fisiologica.
Sonno polifasico, bifasico, monofasico: quale scegliere?
Oggi ci sono persone che stanno sperimentando vari modelli di sonno: dal bifasico (due sonni di 3–4 ore), al polifasico (più sonni brevi distribuiti nella giornata), fino al classico monofasico. Non esiste un unico modello valido per tutti.
L’importante è riconoscere i segnali del proprio corpo e comprendere che l’unico “standard” davvero sbagliato è pensare che ci sia un solo modo giusto di dormire.