Quando nel 2008 uscì nelle sale “Marley & Me”, tratto dall’omonimo libro di John Grogan, molti spettatori furono colpiti dalla spontaneità e dalla “vitalità” di Marley, il protagonista a quattro zampe. Tutti credevano che quel cane avesse davvero “vinto un Oscar” per la sua interpretazione memorabile, ma la verità è più complessa e sorprendente di un semplice premio. Questo articolo ripercorre la vicenda di Marley, dal suo passato burrascoso alla straordinaria carriera cinematografica, fino all’impatto emotivo sul pubblico di tutto il mondo. Scopriremo il processo di selezione dei cani per il film, le difficoltà sul set e come, in un certo senso, Marley conquistò un riconoscimento simbolico pari a un Oscar.
1. Le origini di Marley: un cucciolo dall’infanzia difficile
Marley nasce nel Maryland, Stati Uniti, all’inizio del 2003, in una cucciolata di Labrador Retriever di razza pura. Benché destinatario di una buona genealogia, fin dai primi mesi la sua energia e la sua indole vivace si rivelarono ingestibili per la famiglia originaria. I suoi comportamenti—scavare buche profonde, inseguire qualsiasi cosa si muovesse e spaccare mobili—furono giudicati “troppo esuberanti” e, a soli tre mesi, venne dato in adozione a un’altra famiglia. Anche qui Marley crebbe in un ambiente premuroso, ma la sua esuberanza rimaneva fuori controllo: inseguiva i passanti, distruggeva i giocattoli in pochi minuti e si arrampicava su recinzioni alte quasi due metri.
Quando John Grogan, giornalista e autore del futuro bestseller, decise di adottare Marley, cercava un “cane da famiglia”: in un rifugio locale vide un Labrador malmesso, spaventato e sporco. Fu amore a prima vista. Grogan racconta in “Marley & Me” che, appena arrivato a casa, Marley sprangò via dal guinzaglio, si sommise di sabbia il salotto e fece cadere il frigorifero dalle scale. Da quel momento, iniziò un rapporto di amore e frustrazione continua: le marachelle si susseguivano, ma la personalità di Marley, la sua capacità di far ridere e commuovere, divennero presto fonte di ispirazione per John e la sua compagna Jenny.
2. Da libro a film: come Marley conquistò Hollywood
Nel 2005 “Marley & Me” venne pubblicato e divenne subito un bestseller internazionale. Nelle librerie d’America il pubblico si affezionò a quell’immagine di Labrador imprevedibile, tanto da richiedere i diritti per farne un film. Le case di produzione annunciarono che il progetto era in fase di sviluppo già a fine 2006. Per il ruolo di Marley vennero selezionate diverse cucciolate di Labrador, provenienti da allevamenti di razza e rifugi: l’obiettivo era trovare cani in grado di riprodurre l’energia travolgente e la sensibilità disarmante del vero Marley.
La produzione decise di non ingaggiare un solo cane, bensì cinque “Marley” diversi, ciascuno addestrato per interpretare specifiche scene:
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Marley 1 (Jupiter) – specializzato in inseguimenti e scene di azione all’aperto.
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Marley 2 (Prostar) – addestrato per i momenti “commoventi” e le interazioni affettive con Jennifer Aniston (Jenny).
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Marley 3 (Hunter) – esperto nelle scene comiche legate a marachelle domestiche, come spaccare mobili.
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Marley 4 (Stryker) – abile nelle riprese in esterni con mezzi di trasporto (salti in auto, fughe).
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Marley 5 (Jax) – prescelto per i tuffi in acqua e le scene di gioco con Owen Wilson (John).
Questa scelta permise di mantenere coerenza visiva e caratteriale: ciascun cane era addestrato a riprodurre un certo comportamento, ma tutti dovevano assomigliare fisicamente al vero Marley. Furono necessari mesi di selezione: i trainer contattarono allevatori in California, Florida e New York, testando cuccioli per stabilire attitudine, resistenza allo stress da set e capacità di apprendimento. Alla fine, i cinque Labrador scelsero supersi—con pedigree e certificazioni di buona salute—furono sottoposti a un intensivo addestramento con metodi dolci, basato su rinforzo positivo e ripetizioni graduali delle azioni richieste.
3. Le difficoltà sul set e i sacrifici dei cani “Marley”
Girare un film con animali è sempre complesso: i tempi si dilatano, perché ogni scena richiede più riprese e pause per il benessere del cane. Sul set di “Marley & Me” ci furono momenti di tensione:
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Nella scena dell’inseguimento lungo la spiaggia, Jupiter (Marley 1) dovette correre per oltre 200 metri ininterrottamente: dopo più di 10 take, l’animale si rifiutò di continuare. I trainer ricorsero a snack e pause prolungate, ma il cielo era coperto e l’umidità crescente stava affaticando gli animali. Alla fine, ripresero la scena nelle prime ore del mattino, quando l’aria era più fresca, registrando solo tre take validi.
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Prostar (Marley 2), responsabile delle scene più emozionanti, si mostrava particolarmente legato a Jennifer Aniston, tanto che durante le riprese “commoventi” a volte si avvicinava e abbracciava davvero l’attrice, a discapito della sceneggiatura. I registi decisero di mantenere in parte quelle reazioni spontanee, perché rendevano le scene più autentiche.
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Durante le riprese della celebre scena in cui Marley si smarrisce in città e John e Jenny lo ricercano disperati, Hunter (Marley 3) dovette essere nascosto in un carretto legato a una ruota non visibile dalla telecamera. John Wilson girò per tre giorni consecutivi alla ricerca del cane, ma la vera difficoltà fu far muovere Hunter in modo convincente tra i passanti: i trainer posizionavano petardi a bassa carica per distrarlo e spingerlo verso le aree giuste. Nonostante le precauzioni, il cane a un certo punto si fermò e si sdraiò tra la folla, costringendo il regista a riprogrammare l’intera sequenza.
Le riprese durarono quasi quattro mesi, tra location in Florida, California e alcune scene ricreate in studio a Los Angeles. Dopo la chiusura del set, i cinque cani “Marley” furono adottati da famiglie locali o messi in pensioni specializzate, mentre il vero Marley, ormai anziano e malato, continuò a vivere con John e Jenny Grogan fino al 2006, anno della sua morte. Prima di lasciarli, Marley visse gli ultimi giorni circondato dall’affetto della troupe, molti dei quali visitarono il Labrador di persona per onorarlo.
4. Il “Premio Oscar simbolico” di Marley
Nel 2009 “Marley & Me” ottenne diverse nomination e premi in cerimonie meno note rispetto all’Academy, come i Satellite Awards (dove fu candidato per la miglior commedia) e il People’s Choice Awards (dove vinse come film commedia preferito dal pubblico). Nonostante non abbia mai ricevuto una candidatura agli Oscar, Marley ottenne un riconoscimento ampio e variegato:
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Award dei Performer animali (Hollywood): la scena in cui Marley salta in una barca in pieno lago vinse il “Palm Dog Award” al Festival di Cannes come miglior interpretazione canina del 2008.
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Premio Riconoscimento Speciale (American Humane Association): la troupe fu premiata per “Best On-Set Safety Protocol for Animals” grazie alle attenzioni dedicate ai Labrador.
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Premio del Pubblico (People’s Choice Awards 2009): Jennifer Aniston e Owen Wilson dedicarono il riconoscimento al “cane più famoso di Hollywood”. Molti fan applaudirono la scelta, indicando quel gesto come un vero e proprio “Oscar del cuore” per Marley.
In sostanza, sebbene non esista alcun “Oscar ufficiale” consegnato a un animale, Marley ricevette un’attenzione paragonabile a un premio di massimo rilievo: il caloroso affetto di milioni di spettatori in tutto il mondo, che videro in quel Labrador non un semplice cane di repertorio, ma un vero coprotagonista, in grado di scavare un solco nei cuori di chi lo guardava.
5. L’eredità di Marley: come cambiò l’industria dei film con animali
Dopo “Marley & Me”, i produttori Hollywoodiani iniziarono a guardare con occhi diversi il ruolo degli animali nei film. Le linee guida della American Humane Association, già esistenti, furono inasprite per garantire che nessun animale rischiasse lo stress o l’infortunio. Di conseguenza:
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Norme più severe per le riprese con cuccioli: limiti precisi su quante ore al giorno potevano lavorare e pause obbligatorie.
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Standard di addestramento più elevati: i cani selezionati dovevano avere almeno tre certificazioni (OBEDIENCE I, OBEDIENCE II e ADVANCED manners) per garantire sicurezza sul set.
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Accordi economici più trasparenti: in molti contratti successivi fu previsto un fondo apposito per le cure veterinarie dell’animale dopo le riprese, evitando che i cani fossero “dimenticati” una volta finito il lavoro.
Molti addestratori, vedendo il successo di Marley, crearono scuole specializzate per “canine actors”, articolando corsi di socializzazione, abilità comiche e propedeutica al cinema. Oggi è raro trovare un film in cui un cane reciti senza un dossier completo che ne certifichi la salute, la predisposizione a ruoli di vario genere e il benessere psicofisico.