Le Linee di Nazca, disegnate nel deserto costiero del Perù tra il 500 a.C. e il 500 d.C., continuano a sorprendere il mondo per le loro enormi figure geometriche e zoomorfe, visibili unicamente dall’alto. Questi geoglifi – che raffigurano scimmie, colibrì, ragni e straordinarie linee diritte lunghe chilometri – hanno da sempre alimentato ipotesi di origine religiosa, astronomica o perfino extraterrestre. Nel 2025, un progetto internazionale di ricerca, supportato da tecnologie avanzate come i droni a elevata risoluzione e sensori LIDAR, ha portato alla luce nuove geometrie e alla revisione parziale dei modelli finora accettati. Questa scoperta riaccende il dibattito sullo scopo e sui metodi con cui gli antichi abitanti di Nazca realizzarono questi enigmatici segni nel deserto.
1. Contesto storico e significato originale
Gli antichi nazca, una civiltà precolombiana che fiorì nella regione costiera del Perù meridionale, crearono i semplici tracciati di ghiaia naturale scartando la patina di pietrisco scuro del terreno sottostante, ottenendo così linee chiaramente visibili. La logistica per realizzare forme così complesse, spesso lunghe centinaia di metri e perfettamente proporzionate, è ancora oggetto di ammirazione: con strumenti rudimentali come corde, pali di legno e torri di osservazione temporanee, i progettisti coordinavano squadre di operai che rimuovevano il materiale superficiale secondo piani predefiniti.
Sin dai primi studi, negli anni Trenta del Novecento, si è ipotizzato che le Linee di Nazca avessero una funzione rituale legata al culto dell’acqua, preziosissima in un ambiente desertico. Altre teorie le collegarono a motivi astronomici: le linee orientate verso determinate stelle o costellazioni potevano indicare periodi di siccità o propizi per i raccolti. Tuttavia, nessuna conclusione definitiva è mai stata raggiunta, e la mancanza di documentazione scritta lascia ampio spazio a interpretazioni.
2. L’arrivo dei droni: nuove proiezioni dall’alto
Nei primi mesi del 2025, un gruppo di archeologi dell’Università di Lima, in collaborazione con ricercatori giapponesi e statunitensi, ha iniziato un’indagine su larga scala utilizzando droni dotati di telecamere multispettrali e LIDAR (Light Detection and Ranging). Questi strumenti sono in grado di catturare dettagli superficiali e sotterranei con risoluzione millimetrica, permettendo di distinguere variazioni di altitudine minime e di individuare tracce di antichi sentieri correlati alle Linee.
Durante la prima fase di volo, sono state rivelate almeno quarantacinque nuove figure geometriche, alcune lunghe fino a 400 metri, finora mai cartografate. Tra queste spiccano:
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Una spirale ramificata lunga oltre 350 metri, che si collega a un gruppo di linee convergenti verso un’area collinare, suggerendo un possibile percorso processionale.
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Un motivo a triangoli concentrici, di circa 150 metri di lato, composto da sottili dislivelli del terreno, indicanti un lavoro di livellamento più complesso rispetto alle semplici rimozioni di ghiaia superficiale.
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Due nuove raffigurazioni zoomorfe minori, una rappresentazione stilizzata di un felino e un uccello acquatico, probabilmente correlata alla fauna totemica dei nazca.
Tutti questi elementi erano rimasti invisibili alle mappature a terra tradizionali, soprattutto a causa dell’erosione e della deposizione di sedimenti successivi. Le immagini multispettrali hanno inoltre permesso di evidenziare antichi canali di raccolta dell’acqua, in prossimità delle nuove figure, suggerendo un legame tra i geoglifi secondari e rituali connessi alle risorse idriche.
3. Implicazioni per la comprensione culturale e religiosa
La scoperta delle nuove figure e del sistema di canali ha rilanciato l’ipotesi che le Linee di Nazca non fossero soltanto “messaggi agli déi” visibili dal cielo, ma parte integrante di un complesso apparato rituale sulle rive di antichi bacini sorgivi. Secondo il professor Ricardo Vásquez, coordinatore del progetto peruviano, «gli scavi nell’area delle spirali ramificate indicano la presenza di resti di offerte cerimoniali, come conchiglie marine e ceramiche decorate, databili al 200 d.C. Questi reperti sono disposti secondo uno schema che rimanda a processioni rituali lungo le linee stesse» (ricerca in corso, 2025).
Le aree che ospitano le nuove geometrie risultano collegate da percorsi sterrati utilizzati per trasportare offerte e forse per condurre processioni sacre che terminavano presso sorgenti o laghetti artificiali ora scomparsi. Questo rafforza l’idea di un’osmosi tra elementi geometrici e ambiente naturale, in un contesto in cui l’acqua rappresentava la vera divinità.
4. Tecniche costruttive e gestione del paesaggio
Le analisi LIDAR hanno permesso di misurare in modo preciso le pendenze e i dislivelli del terreno, offrendo dettagli mai notati riguardo alla complessità ingegneristica dei nazca. Le spirali, ad esempio, non sono linee semplicemente tracciate: il gruppo di ricerca ha evidenziato che i percorsi interni della spirale seguono gradini di qualche centimetro, creati deliberatamente per rallentare il flusso superficiale dell’acqua durante le piogge occasionali, impedendo che i disegni venissero erosi in breve tempo.
Allo stesso modo, i triangoli concentrici mostrano bordi rialzati di 5–10 centimetri, composti da ghiaia più chiara, selezionata accuratamente per garantire un contrasto visivo duraturo. Questa scelta di materiali e tecniche dimostra come i nazca avessero una conoscenza approfondita della geomorfologia locale, nonché capacità organizzative notevoli: la costruzione di una singola figura poteva richiedere la partecipazione di decine di operai per diverse settimane, supervisionati da capi tribù o sacerdoti.
5. Teorie rivisitate e nuovi interrogativi
Le scoperte del 2025 non portano ad una spiegazione definitiva, ma piuttosto a un ampliamento del panorama interpretativo. Se in precedenza l’idea dominante era che le figure fossero destinate agli dei dell’aria, ora si ipotizza che potessero avere un duplice scopo: continuare a servire come segnali visivi di propiziazione, ma anche funzionare come
percorso sacro a terra per pellegrinaggi di breve distanza, correlati a stagioni di pioggia o fecondità del suolo.
Resta però aperto il mistero della scelta dei siti: perché molte figure principali si estendono sulla superficie pianeggiante, mentre le nuove spirali e triangoli si trovano vicino a rilievi collinari? Alcuni archeologi suggeriscono che le figure minori potessero essere aggiunte in fasi successive, quando il cambiamento climatico aveva già ridotto drasticamente le poche fonti d’acqua naturali. In tal caso, i nazca avrebbero adattato la loro struttura rituale alla mutata disponibilità di risorse idriche, tracciando nuove linee in funzione di sorgenti o corsi d’acqua temporanei.
6. Conservazione e turismo sostenibile
Le Linee di Nazca sono Patrimonio UNESCO dal 1994; tuttavia, l’espansione del turismo e i cambiamenti climatici hanno messo a rischio la conservazione dei geoglifi. Il progetto 2025 ha incluso una parte dedicata alla protezione delle superfici archeologiche: i droni sono stati utilizzati non solo per la mappatura, ma anche per monitorare in tempo reale l’avanzamento dell’erosione e l’invasione di vegetazione spontanea.
Le autorità peruviane hanno istituito zone di tutela rafforzata, vietando l’accesso diretto ai visitatori su alcuni tracciati sensibili e incentivando il volo a bassa quota di droni turistici autorizzati, dotati di sistemi GPS che segnalano percorsi sicuri e distanze minime da rispettare. Tutto ciò permette di conciliare l’interesse scientifico e turistico con la salvaguardia del sito, garantendo che le nuove scoperte non siano compromesse da calpestamenti o da attività fuoristrada non autorizzate.
7. Prospettive future per la ricerca
Il successo della campagna di mappatura 2025 ha aperto la strada a un nuovo approccio interdisciplinare, che vede coesistere archeologi, geologi, ingegneri ambientali e specialisti in intelligenza artificiale. L’analisi automatizzata delle immagini multispettrali è già in corso per tentare di individuare ulteriori pattern nascosti dalle sabbie mobili stagionali. Inoltre, si stanno progettando ricostruzioni tridimensionali delle grandi figure per studiarne gli effetti visivi in diverse condizioni di luce e angolazioni: un modo per comprendere meglio come i nazca percepissero i loro stessi disegni mentre li realizzavano.
Ulteriore aspetto di ricerca riguarda la correlazione fra i nuovi geoglifi e i ritrovamenti nei siti cerimoniali vicini, come Cahuachi, per stabilire se esistessero specifiche feste collettive o cicli agricoli a cui corrispondevano le punte di attività di tracciamento.