Sembra fantascienza, ma negli anni ’50 e ’60 gli Stati Uniti investirono milioni di dollari per esplorare un’idea folle: usare bombe atomiche per progetti di ingegneria civile. Sì, proprio così. L’obiettivo era costruire porti, tagliare montagne, scavare canali e persino creare caverne per lo stoccaggio… facendo esplodere ordigni nucleari sotto terra.
Il nome del programma? Progetto Plowshare. Un nome quasi poetico, preso dalla Bibbia: “Le loro spade saranno trasformate in vomeri”. Ma dietro quelle parole si nascondeva una delle più pericolose deviazioni della Guerra Fredda.
Il cratere che voleva diventare un porto
Tutto cominciò nel 1951 con il test Buster-Jangle, uno dei primi esperimenti nucleari sotterranei condotti nel deserto del Nevada. Gli scienziati volevano studiare come il terreno reagisse a una detonazione sotterranea. Il risultato? Un cratere largo 260 metri e profondo 16. Una cicatrice nel suolo che oggi è ancora visibile e prende il nome di "Sedan Crater".
Quel successo (per modo di dire) aprì la porta a un’idea ancora più estrema: se una bomba poteva scavare un buco del genere, perché non usarle per costruire intere infrastrutture?
Il piano per tagliare l’Alaska con 5 bombe atomiche
Uno dei progetti più assurdi fu l’“Excavation Project Chariot”, che prevedeva l’esplosione di cinque bombe nucleari sulla costa nord dell’Alaska per creare un porto artificiale. I tecnici assicurarono che l’operazione era “quasi sicura”, ma la comunità inuit locale, per nulla convinta, si oppose strenuamente.
Alla fine, grazie alla pressione pubblica e a un minimo di buon senso ritrovato, il progetto fu cancellato. Ma non prima che studi segreti rivelassero un problema cruciale: le radiazioni si sarebbero diffuse su centinaia di chilometri quadrati.
Il sogno atomico finisce tra polvere e isotopi radioattivi
Il Progetto Plowshare proseguì per anni, esplorando l’idea di usare ordigni nucleari per aprire canali simili a quello di Panama, per agevolare l’estrazione di gas naturale o per creare caverne artificiali di stoccaggio. Uno degli ultimi test, nel 1962, produsse una nube radioattiva che attraversò gli Stati Uniti arrivando fino a New York.
Negli anni ’70, il progetto fu ufficialmente abbandonato. Non solo per le ovvie conseguenze sanitarie e ambientali, ma anche perché nessuno voleva più scavare un tunnel che brillava al buio.
Curiosità finale:
Durante il Progetto Plowshare furono eseguiti 27 test nucleari "civili" in territorio statunitense. Ironia della sorte, molte delle aree coinvolte sono oggi riserve naturali... ma restano interdette all’accesso pubblico.