Nel 2010, durante il grande censimento nazionale in Giappone, gli addetti al rilevamento notarono qualcosa di impossibile: una donna di nome Yoshi Ikeda risultava ufficialmente viva in due città diverse, con lo stesso codice identificativo, la stessa data di nascita e… due indirizzi attivi.
Non si trattava di omonimia né di frode: secondo il sistema, era esattamente la stessa persona, registrata due volte e perfettamente “viva” in entrambe le località. Ma come poteva essere possibile?
Il mistero dell’identità duplicata
La signora Ikeda, realmente esistente, viveva da anni a Kawaguchi, nella prefettura di Saitama. Ma nel database governativo risultava anche residente a Fukuoka, nel sud del Giappone, dove – secondo i documenti – pagava le tasse, riceveva comunicazioni ufficiali e aveva perfino accesso ai servizi sanitari.
Lo scandalo esplose quando fu proprio la stessa donna, recandosi per un rinnovo del passaporto, a scoprire che… il suo profilo digitale era già stato “usato” altrove.
Un errore umano… e digitale
Dopo un’indagine durata mesi, il governo scoprì che la duplicazione era nata da un errore informatico avvenuto nel 1986, durante la migrazione da un sistema cartaceo a quello digitale. Qualcuno, confondendo due schede simili, aveva copiato i dati di Yoshi due volte, assegnandole due codici residenziali diversi.
Nel frattempo, le informazioni si erano propagate nei vari database locali: scuole, anagrafe sanitaria, previdenza sociale. Il sistema informatico, mai sincronizzato completamente tra le città, aveva mantenuto entrambe le “vite” attive per 24 anni.
Le conseguenze paradossali
Il caso sollevò un dibattito acceso sulla sicurezza dei dati digitali e sui limiti della burocrazia giapponese, da sempre considerata tra le più rigorose del mondo. Come poteva una persona ricevere due pensioni e due notifiche fiscali senza che nessuno se ne accorgesse?
La signora Ikeda divenne, suo malgrado, un simbolo dell’assurdo. In un’intervista alla NHK dichiarò con ironia: “Non pensavo di essere così attiva da riuscire a vivere due vite in contemporanea.”