Durante la Guerra Fredda, i servizi segreti statunitensi provarono qualunque cosa pur di battere l’URSS. Anche… trasformare un gatto in un agente segreto. Sì, davvero.
Il progetto si chiamava Acoustic Kitty, e fu uno dei più bizzarri – e costosi – esperimenti mai tentati nel campo dello spionaggio animale.
Un gatto-cyborg per intercettare i nemici
Lanciato negli anni ’60, il progetto prevedeva l’impianto chirurgico di microfoni, antenne e trasmettitori radio nel corpo di un gatto. L’idea era che il felino, libero di muoversi senza destare sospetti, potesse avvicinarsi a obiettivi “sensibili” – come diplomatici sovietici nei parchi o nei pressi delle ambasciate – e trasmettere conversazioni in tempo reale.
Il microfono era installato nell’orecchio, il trasmettitore nella base del cranio, l’antenna nella coda. Il tutto nascosto sotto il pelo.
Il costo stimato del progetto: oltre 20 milioni di dollari dell’epoca.
Il test sul campo… e la fine ingloriosa
Dopo mesi di addestramento (non semplice: i gatti non sono esattamente noti per la loro obbedienza), il primo Acoustic Kitty fu liberato nei pressi di una panchina dove due agenti sovietici stavano parlando.
Il risultato? Il gatto fu investito da un taxi pochi secondi dopo essere stato liberato. Esperimento fallito.
Nonostante l’incidente, secondo alcuni documenti declassificati, la CIA cercò di rilanciare il progetto in forme diverse, ma rinunciò del tutto nel 1967, dichiarando che "non si può contare sul comportamento di un gatto". Una verità scientifica ancora oggi indiscutibile.