Nel 1922 la scoperta della tomba di Tutankhamon fu uno degli eventi archeologici più importanti di tutti i tempi. Ma da quel giorno nacque anche una leggenda che avrebbe ossessionato il mondo per un secolo: la maledizione della mummia.
Una scoperta straordinaria
Quando l’archeologo britannico Howard Carter trovò la tomba intatta del faraone bambino Tutankhamon, il mondo fu affascinato dalla quantità di tesori, dal mistero dell’antico Egitto… e da una strana sequenza di morti inspiegabili che coinvolsero alcuni membri della spedizione.
Lord Carnarvon, il finanziatore della spedizione, morì poco dopo l’apertura della tomba, colpito da un’infezione improvvisa. La stampa sensazionalista si scatenò: "La maledizione del faraone ha colpito!"
La nascita della leggenda
Da allora, ogni volta che qualcuno collegato agli scavi moriva, anche anni dopo, il pubblico trovava sempre una connessione con la “maledizione”. Si diceva che chiunque disturbasse il sonno eterno dei faraoni fosse condannato.
Il mito era alimentato anche da presunte iscrizioni nella tomba (mai realmente trovate) che ammonivano:
"La morte verrà su ali leggere per colui che disturberà la pace del re".
Un uomo contro la superstizione
Ma c’è un dettaglio che quasi nessuno ricorda. Howard Carter, colui che per primo entrò nella tomba e ne toccò i reperti più delicati, visse ancora 17 anni dopo la scoperta, morendo a 64 anni… di cause naturali.
Lo stesso Carter, stanco delle dicerie, scrisse nel suo diario:
"Se esiste davvero una maledizione, io dovrei esserne il primo bersaglio. E invece sono ancora qui."
Anche altri membri della spedizione vissero a lungo, smontando così la narrativa della "maledizione letale".
Una leggenda utile… per vendere giornali
Gli storici oggi concordano: la leggenda fu una creazione mediatica, nata per vendere copie e affascinare un pubblico sempre affamato di misteri. Ma non aveva basi scientifiche.
Anche il British Museum ha più volte chiarito che non esiste alcuna prova storica che gli antichi egizi abbiano mai scritto maledizioni nelle tombe reali. Quelle erano riservate ai ladri di tombe, non agli archeologi del futuro.
La verità? È nella testa di chi crede
La “maledizione della mummia” è l’esempio perfetto di come una narrazione ben confezionata possa diventare immortale, più della verità stessa. Oggi resta una leggenda affascinante, alimentata da film, romanzi e documentari… ma che ha più a che fare con la fantasia che con la realtà.