Nel cuore dell’India, nello stato del Maharashtra, esiste un luogo che lascia a bocca aperta chiunque lo visiti: il tempio di Kailasa, parte del complesso rupestre di Ellora, patrimonio dell’umanità UNESCO. Ma non si tratta di un tempio qualunque: è stato interamente scavato in un’unica montagna di roccia, dall’alto verso il basso, con una precisione e una scala che ancora oggi stupiscono storici, architetti e ingegneri.
Non ci sono mattoni, non ci sono travi: tutto ciò che si vede è parte della roccia originale. Un’opera monolitica (cioè ricavata da un solo blocco) così grande da sembrare impossibile, eppure è lì, da oltre 1.200 anni.
Un’impresa colossale in una sola pietra
Il tempio di Kailasa è dedicato al dio Shiva, e si stima che sia stato costruito nell’VIII secolo durante il regno della dinastia Rashtrakuta, sotto il sovrano Krishna I. L’obiettivo? Ricreare sul suolo terrestre il monte Kailash, la mitica dimora di Shiva secondo la tradizione induista.
Quello che lo rende straordinario è il metodo di realizzazione: gli artigiani hanno scolpito la roccia basaltica partendo dalla cima, scavando verso il basso, rimuovendo oltre 200.000 tonnellate di pietra, senza l’uso di macchinari moderni. Il tutto in modo tale da creare colonne, corridoi, santuari interni, statue e rilievi con simmetrie perfette.
Numeri che sfidano la logica
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Altezza del tempio: 33 metri
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Larghezza: 46 metri
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Lunghezza: 82 metri
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Tonellate di roccia rimosse: circa 200.000
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Tempo stimato di lavorazione: alcuni studiosi parlano di 18 anni, altri ipotizzano anche decenni
Tutto questo senza gru, trapani, martelli pneumatici. Solo scalpelli, martelli e una conoscenza profonda della pietra e della geometria.
Come è stato possibile?
È qui che nasce il mistero. Se davvero il tempio è stato completato in meno di vent’anni, come indicano alcuni testi antichi, ciò implicherebbe la rimozione di oltre 20 tonnellate di pietra al giorno, lavorando ogni singolo centimetro con estrema precisione. Un’impresa titanica persino per l’epoca moderna.
Molti si sono chiesti come abbiano fatto gli antichi artigiani:
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Come hanno mantenuto le proporzioni perfette lavorando alla cieca dall’alto verso il basso?
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Come hanno scolpito in negativo, sapendo esattamente dove fermarsi, cosa lasciare e cosa rimuovere?
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Come hanno progettato l’intero tempio senza errori, senza poter “aggiustare” nulla in seguito?
La verità è che ancora oggi non esistono risposte definitive. Ci sono ipotesi architettoniche, studi archeologici e ricerche scientifiche, ma ogni spiegazione resta in parte insoddisfacente.
Un tempio pieno di meraviglie
All’interno del tempio si trovano:
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statue gigantesche di elefanti, scolpite direttamente nella roccia
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bassorilievi raffiguranti scene del Ramayana e del Mahabharata
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corridoi, colonne, altari, e gallerie sotterranee
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una struttura a più livelli, come un palazzo scolpito nella pietra
Ogni dettaglio è stato scolpito a mano, e molti angoli del tempio sono perfettamente allineati con eventi astronomici, come il solstizio d’estate.
Un mistero che affascina il mondo
Il tempio di Kailasa è diventato negli ultimi anni un fenomeno virale sui social, soprattutto grazie a video e documentari che ne mostrano la grandezza e la complessità. Molti lo paragonano ad altre “meraviglie impossibili” come le Piramidi di Giza o Machu Picchu.
Alcuni appassionati di misteri arrivano addirittura a ipotizzare che gli antichi costruttori avessero conoscenze oggi perdute, o che abbiano utilizzato tecnologie che noi non comprendiamo. Teorie affascinanti ma non confermate, che però contribuiscono a rendere il tempio ancora più magnetico e affascinante per il pubblico moderno.