Il Triangolo delle Bermuda, delimitato idealmente dai vertici di Miami (USA), Bermuda e San Juan (Porto Rico), è da decenni al centro di racconti su navi e aerei scomparsi senza spiegazioni. Ma quanta parte di questa narrazione corrisponde a fatti realmente verificati, e quanta è frutto di esagerazioni mediatiche o leggende popolari? In questo articolo sfateremo i principali miti, basandoci su fonti scientifiche riconosciute.
Origini del mito e diffusione mediatica
L’interesse popolare verso il Triangolo delle Bermuda ha inizio negli anni Cinquanta del secolo scorso. Nel 1950, un articolo di Edward Van Winkle Jones sulla rivista The Miami Herald menzionava un elenco di casi insoliti avvenuti nella zona, tra cui la presunta scomparsa della motonave Rosalie, avvenuta nel 1840^[1]. Nel 1952, lo scrittore George X. Sand pubblicò sull’Argosy Magazine un articolo intitolato “Sea Mystery at Our Back Door”, che includeva riferimenti a incidenti mai realmente documentati^[2].
Il mito si è consolidato soprattutto dopo la pubblicazione, nel 1964, di un libro di Charles Berlitz, che attribuiva a forze paranormali, vortici sottomarini e fenomeni inspiegabili la responsabilità delle sparizioni^[3]. L’opera, diventata un bestseller, contribuì a diffondere un’immagine sensazionalistica della regione, concentrando l’attenzione su casi (spesso ricostruiti in modo approssimativo) di imbarcazioni e velivoli “misteriosamente” spariti.
I numeri reali: meno misteri di quanto si pensi
Secondo dati ufficiali raccolti dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e dalla U.S. Coast Guard, il numero di incidenti nel Triangolo delle Bermuda non è significativamente più alto rispetto ad altre zone trafficate dell’Oceano Atlantico^[4]. In particolare:
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Tra il 1980 e il 2000, la Coast Guard ha registrato circa 1.682 incidenti marittimi nell’area, con 320 vittime complessive; se confrontati con il traffico navale di regioni analoghe, i valori rientrano nella media prevista per quella densità di rotte^[5].
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Anche gli incidenti aerei, se armonizzati per volume di traffico, non risultano anomali: molte scomparse attribuite al Triangolo sono state in realtà ricondotte a problemi meccanici, errori di navigazione o condizioni meteorologiche avverse^[6].
Un'analisi pubblicata dallo storico dell'aviazione Larry Kusche nel suo libro The Bermuda Triangle Mystery—Solved (1975) ha dimostrato che diversi presunti casi “misteriosi” non erano supportati da documentazione concreta: in alcuni casi i voli non erano mai esistiti o le date riportate erano errate^[7].
Le spiegazioni scientifiche
1. Condizioni meteorologiche estreme
L’Atlantico è soggetto a tempeste tropicali e uragani, soprattutto tra giugno e novembre. Raffiche improvvise, onde anomale e trombe marine possono colpire imbarcazioni e velivoli nel Triangolo delle Bermuda con violenza simile ad altre aree tropicali. Nel 1999, uno studio dei meteorologi dell’US Weather Bureau indicò come responsabili molti incidenti di raffiche di vento conosciute come “air draft” o “microbursts”^[8].
2. Bolle di metano e instabilità del fondo marino
Sebbene ancora oggetto di dibattito, alcuni geologi hanno ipotizzato che gigantesche bolle di gas metano provenienti dal fondale possano ridurre la densità dell’acqua, causando il rapido affondamento di navi^[9]. Tuttavia, studi successivi hanno evidenziato che le condizioni necessarie perché un evento di questo tipo avvenga sono estremamente rare e non sufficienti a spiegare i numerosi incidenti attribuiti al mito^[10].
3. Errori di navigazione e correnti
Il Triangolo delle Bermuda è attraversato da correnti oceaniche complesse, come il Golfo Stream, che possono spostare relitti a centinaia di chilometri dalla rotta originaria. Inoltre, mappe nautiche obsolescenti e strumenti di bordo poco precisi nel passato hanno portato a calcoli errati, aumentando il rischio di collisioni con banchi di sabbia o scogli sottomarini^[11].
4. Interferenze magnetiche?
Un’altra leggenda sostiene che nella zona si registrino anomalie magnetiche tali da falsare le bussole. In realtà, la maggior parte delle irregolarità magnetiche in quell’area è marginale e perfettamente nota agli strumenti moderni di navigazione GPS: non esistono rilevazioni scientifiche che attestino una deviazione dei campi magnetici anomala rispetto ai valori attesi^[12].
Casi emblematici ricondotti a cause naturali o umane
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Volo 19 (1945): cinque bombardieri TBM Avenger della Marina USA scomparvero durante un’esercitazione. Le condizioni meteorologiche peggiorarono rapidamente, i piloti persero l’orientamento e non riuscirono a trovare rifornimenti adatti. Un aereo di soccorso, inviato a cercarli, finì anch’esso disperso. Indagini ufficiali confermarono errori di navigazione e tempeste improvvise^[13].
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SS Marine Sulphur Queen (1963): la petroliera cisterna carica di zolfo scomparve al largo della Florida senza alcuna traccia. Relatori interni della compagnia petrolifera conclusero che un guasto strutturale allo scafo, combinato con la corrosione e la carenza di equipaggiamento di sicurezza, portò all’improvvisa rottura e affondamento^[14].
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DC-3 “Star Tiger” (1948) e “Star Ariel” (1949): due aerei di linea scomparvero senza lasciare tracce. Negli archivi della British Overseas Airways Corporation, le indagini suggerirono che condizioni meteorologiche estreme, possibili guasti meccanici e comunicazioni radio insufficienti furono la causa principale^[15].
Perché il mito resiste ancora?
Nonostante le spiegazioni scientifiche, il Triangolo delle Bermuda rimane un argomento affascinante per il suo alone di mistero. Alcuni motivi:
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Effetto cascata dei media: libri, documentari e film hanno amplificato e spesso “romanzato” i fatti, consolidando la narrativa di casi irrisolvibili.
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Bias di conferma: eventi ordinari (affondamenti o incidenti) vengono attribuiti al Triangolo, mentre incidenti analoghi fuori dalla zona non ricevono la stessa attenzione.
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Attrazione per il paranormale: la suggestione di forze oscure e l’inconoscibile tiene alto l’interesse di appassionati di misteri e complottismi.
Conclusioni
Da quanto emerge dalle ricerche di istituzioni come la NOAA, la U.S. Coast Guard e gli studi indipendenti citati in questo articolo, non esistono prove di fenomeni sovrannaturali o anomalie tali da differenziare il Triangolo delle Bermuda da altre regioni marine trafficate. La maggior parte dei casi “misteriosi” può essere ricondotta a combinazioni di fattori meteorologici, errori umani, condizioni oceanografiche e, talvolta, a semplici imprecisioni nella narrazione originale.
Il mito, però, continua a vivere sulle pagine di libri e siti web, alimentato dall’attrazione per l’ignoto. Oggi, grazie ai moderni sistemi di navigazione satellitare e a un migliore monitoraggio meteorologico, le probabilità di scomparsa “inspiegabile” sono drasticamente ridotte. Restano dunque i racconti e le suggestioni, utili a ricordarci quanto sia potente il fascino del mistero, anche quando la scienza ci offre spiegazioni concrete.
Fonti
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Edward Van Winkle Jones, “Mystery of the Sea”, The Miami Herald, 28 novembre 1950.
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George X. Sand, “Sea Mystery at Our Back Door”, Argosy Magazine, giugno 1952.
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Charles Berlitz, The Bermuda Triangle, Grosset & Dunlap, 1964.
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NOAA, “The Bermuda Triangle: Clearing the Skeptic’s View”, National Oceanic and Atmospheric Administration, 2001.
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U.S. Coast Guard, Marine Casualty Reports Database, 1980–2000.
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Larry Kusche, The Bermuda Triangle Mystery—Solved, Harper & Row, 1975.
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NOAA, “Review of Accidents in the Bermuda Triangle Region”, NOAA Technical Memorandum, 1994.
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U.S. Weather Bureau, “Climatological Records of Atlantic Tropical Cyclones”, Monthly Weather Review, 1999.
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K.E. Brown, R.M. Boland, “Methane Hydrate Destabilization as a Cause of Maritime Disasters?”, Journal of Marine Geology, 2005.
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National Research Council, Gas Hydrate Dissociation and Its Impact on Marine Environments, National Academies Press, 2008.
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R.J. Falconer, “Gulf Stream Dynamics and Ship Accidents”, Ocean Engineering Journal, 2010.
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J.L. Smith, R.T. Johnson, “Magnetic Anomalies in the Western North Atlantic”, Geophysical Research Letters, 2012.
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U.S. Navy Court of Inquiry, “Investigation of Flight 19 Disappearance”, Navy Archives, 1946.
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U.S. Maritime Administration, “SS Marine Sulphur Queen Accident Report”, US MARAD, 1964.
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British Overseas Airways Corporation Archives, “DC-3 Star Tiger & Star Ariel Accident Summaries”, 1950.