Ottobre è il mese dedicato al lutto perinatale.
Il 15 di questo mese sarà il giorno per romapere i tabù sull'aborto, sulla perdita dei figli, per far capire come questa perdita sia un vero e proprio lutto che come tale deve essere vissuto e raccontato.
Silvestra Sorbera, giornalista e autrice prolifica ha raccontato la sua storia di infertilità e aborti nel suo romanzo autobiografico Diario per mio figlio dove l'autrice e il marito raccontano il loro percorso e la perdita del loro primo figlio.
Silvestra è stato difficile scrivere il romanzo?
Difficile e liberatorio. Non è semplice mettersi a nudo, io poi tengo molto alla riservatezza quando si parla della mia famiglia e dei miei figli ma ho scelto di scrivere la mia storia, si sugerimento della mia amica e collega Mariantonietta Barbara per dare sollievo a chi, come me, come noi, stava attravesando un periodo complesso come può essere la fecondazione assistita e il lutto perinatale. Ho scritto la nostra storia, senza filtri sperando di essere d'aiuto. Ho scritto quello che io avrei voluto leggere in un perido complicato della mia vita.
Perchè è difficile parlare di lutto perinatale e infertilità?
Nel sentire comune l'inertilità non è una malattia. Il mndo si divide in chi può avere figli e non non può averne, diverso è chi sceglie di non averne, quella è una sceta assolutamente consapevole e giusta. Dire di essere inertili ti pone nella condizione di mettere pietà agli altri, la gente ti guarda come se ti mancasse un pezzo e ti chiese: "Di chi è la colpa" di nessuno!! Nè della donna nè dell'uomo, non è una colpa, è una malattia e va curata. L'aborto poi è ancora un tabù. Il lutto perinatale non viene mai considerato come un vero lutto. "Meglio prima che poi, era ancora piccolo, pensa se nasceva e moriva". Basta! Una donna che ha peso un figlio non vuole sentirsi dire queste frasi, non ne ha bisogno. La perdita di un figlio in pancia è un dolore che ci portiamo dietro sempre, una ferita costante nella nostra vita.
Come si affronta tutto?
In due. Due persone hanno avuto quel bambino e due persone lo hanno perso. Il lutto perinatale non appartiene alla madre, è un dolore della coppia.
Nei tuoi libri veicoli sempre messaggi forti. Inertilità aborto, omossessualità, violenza sulle donne. Perchè?
Perchè principalmente sono una giornalista e racconto il mondo attorno a me non solo le questioni pesonali come il lutto e l'inertilità. Sicuramente dal mio osservatori privileggiato posso permettermi di indirizzare la narrazione da un lato o dall'altro, di far pensere la bilancia dalla parte di un personaggio o dell'altro.
Hai parlato anche della scelta dell'aborto in Un errore perfetto. Non ti sempre in antitesi con il resto?
No. Un figlio si può perdere o si può non volere per diverse ragioni. In quel romanzo Loredana, una delle protagoniste ha scelto di non volere un figlio arrivato quasi per caso e che avrebbe compromesso la sua carriera. Il romanzo guarda anche alla maternità infatti tra Loredana ed Emma, la seconda protagonsta del romanzo si parla delle varie sfaccettature della maternità. Emma è madre, stanca, sopraffatta dal suo ruolo, dalle imposizioni sociali ma fortemente convinta che suo figlio sia la cosa migliore della sua vita. Loredana non vuole figli e porta avanti la sua scelta. Saranno poi le amiche, tra cui Emma ad accompagnarla in ospedale perchè la sorellanza è anche questo. Aiutare le amiche anche quando hanno idee diverse dalle proprie.
Parliamo anche del Commissario Livia. Anche lei ha perso un figlio giusto?
Sì, una gravidanza non prorammata e non accettata dal suo ex compagno, gravidanza che si interrompe e che Livia chiude in un posto del suo cuore senza condividere con nessuno il suo dolore.
Per i lettori fedeli. Torna con Gabriele?
Vedremo. In in dei conti Livia usa le mie dita per scrivere la sua storia.
