Era stato un articolo del New York Times dello scorso giugno a confermare con le testimonianze di ufficiali americani le voci provenienti dall’Ucraina. Alcuni Paesi della NATO non si sono limitati a fornire armi difensive o attrezzature, ma hanno lasciato sul territorio ucraino “una rete clandestina di commando e di spie” con il compito di coordinare la distribuzione delle armi occidentali e la loro corretta applicazione sul campo di battaglia sul campo da parte degli ucraini. Dunque, molto di più che il sostegno logistico o finanziario, ma una vera e propria partecipazione attiva che presumibilmente prosegue ancora adesso. Gli Stati Uniti avevano a Kiev 150 istruttori militari, che dicono di aver ritirato dopo lo scoppio delle ostilità, ma Francia, Canada, Lituania e Gran Bretagna sembra abbiano i loro commando operanti dentro il territorio ucraino. Quel che è certo è che gli USA stanno fornendo notizie di intelligence e di coordinamento grazie alle immagini dei satelliti. L’aiuto dato dal blocco euroatlantico fa sì che gli ucraini siano armati e sparino dove dice Washington, ma i razzi di risposta arrivano sugli ucraini stessi: il problema è che, come evidenziato ad esempio dalla relazione di Amnesty International, l’esercito ucraino conduce una “guerra sporca” piazzandosi in edifici civili ed esponendoli direttamente al fuoco russo. Da quanto emerge sul New York Times, inoltre, già qualche mese Kiev era quasi del tutto dipendente dai suddetti “aiuti”, senzaa i quali non potrebbe resistere agli attacchi dei russi.
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strumentipolitici.it quali-sono-i-mercenari-e-i-militari-occidentali-che-ancora-combattono-per-kiev
