Intervistato da "Il Sole 24 Ore", Claudio Descalzi ha illustrato i piani futuri di Eni sullo sviluppo delle rinnovabili.
Claudio Descalzi: i dettagli dell'acquisizione
L'eolico offshore rappresenta uno dei tasselli fondamentali del futuro dell'energia: a dichiararlo è Claudio Descalzi, Amministratore Delegato alla guida di Eni, in un'intervista rilasciata a "Il Sole 24 Ore". Il commento del manager arriva in seguito alla notizia dell'avvenuta acquisizione da parte del Gruppo del 20% del progetto inglese Dogger Bank Wind Farm. Si tratta del più grande parco eolico mai progettato e che vedrà la luce sulla superficie del banco di sabbia situato nel Mare del Nord: "Con l'ingresso nel progetto ci siamo assicurati una posizione privilegiata per lo sviluppo di una tecnologia e di un'area che rappresentano il futuro dell'energia", ha commentato l'AD. Un'operazione da circa 443 milioni di euro che permetterà ad Eni di ottenere una quota di 500 megawatt nelle prime due fasi del progetto: la Wind Farm avrà una potenza complessiva di 2,4 gigawatt grazie a 190 turbine di ultima generazione. "Abbiamo messo un piede nel più grande progetto al mondo nell'eolico offshore e lo abbiamo fatto puntando su una tecnologia che rappresenta il futuro dell'energia perché garantisce una distribuzione continua e ha un fattore di carico del 60%, un valore molto importante. Senza contare che - ha sottolineato Claudio Descalzi - rispetto all'obiettivo di 5 gigawatt di potenza installata da rinnovabili al 2025 messa nero su bianco nel nostro piano, questo è un passo fondamentale".
Claudio Descalzi: la strategia connessa all'operazione
La partecipazione di Eni al progetto britannico viene considerata dall'Amministratore Delegato soprattutto un volano per lo sviluppo di energie rinnovabili: "Si tratta di un traguardo importante per noi - ha dichiarato Claudio Descalzi - ma è importante anche essere dentro questo tipo di situazioni accelerate. È un'occasione unica per accumulare esperienza operativa. Noi abbiamo già sviluppato e sviluppiamo dei progetti nell'eolico in Kazakistan, in Italia, negli Usa. L'eolico offshore, però, rappresenta il futuro per cui partecipare al progetto più grande su scala mondiale permetterà di acquisire expertise sulla parte tecnologica, nell'approvvigionamento, nella costruzione e in altre aree". Il cammino di Eni verso la transizione è ormai iniziato. Quello di Dogger Bank non è infatti l'unico progetto internazionale sull'eolico offshore al quale il Gruppo ha deciso di partecipare. Meno di un mese fa Eni ha infatti deciso di dare il via a Vårgrønn, una nuova join venture con HitecVision che ha l'obiettivo di diventare una delle maggiori aziende di energia rinnovabile della Norvegia: "Vogliamo partecipare alle gare per le rinnovabili che il governo norvegese dovrebbe lanciare molto presto. Anche la Norvegia è infatti molto ben posizionata per produrre energia elettrica dall`offshore e noi ci siamo dotati in modo preventivo di uno strumento societario che ci consentirà di giocare questa partita", ha concluso Claudio Descalzi.