La Sanità è attesa a una svolta verso la digitalizzazione: che ne sarà allora di professioni che si basano sul rapporto interpersonale, come l’informatore scientifico del farmaco?
La domanda si fa largo perché, anche la recente pandemia ha chiarito che la svolta verso la cosiddetta e-health è scritta, non solo nel destino dell'innovazione di questo settore, auspicata da anni, ma anche nei numeri della recente pandemia da Covid-19: per recuperare i ritardi nella erogazione di prestazioni sarà necessario approdare, sempre più e sempre più velocemente, a una gestione sanitaria digitalizzata, dove le informazioni sul paziente e sui suoi bisogni lo accompagnano in una cartella informatizzata, rendendo più veloce, ma anche più efficace, ogni prestazione.
Un trade off fra necessità di efficienza e di medicina personalizzata.
In questo scenario, che ne sarà allora di alcune professioni basate sul contatto diretto fra professionisti e operatori, sulla modalità di comunicazione interpersonale, sul colloquio, sul trasferimento di conoscenze uno a uno?
Uno dei "mestieri" giudicate a rischio è certamente l’informatore scientifico del farmaco-ISF. Il professionista cioè che è chiamato a trasferire informazioni e aggiornamenti, dalle case farmaceutiche ai medici, siano essi "di famiglia", vale a dire di medicina generale, o gli specialisti.
Non si tratta di rappresentanti delle case farmaceutiche, come spesso vengono sbrigativamente definiti da chi li trova in qualche sala di attesa. Sono piuttosto figure con una solida preparazione scientifica di base, in genere diplomati o laureati, che seguono rigidi percorsi formativi interni alle case farmaceutiche, durante i quali affrontano anche tirocini clinici, ossia affiancano per brevi periodi i medici nei reparti ospedalieri.
Sono figure competenti, perché chiamate a un lavoro delicato: informare i medici delle novità relative ai medicinali delle loro aziende, comunicando gli esiti di nuovi trials clinici di farmaci in corso di sperimentazione, illustrando nuove molecole che hanno iniziato il percorso verso l'esame e l'eventuale approvazione delle Agenzia nazionali del farmaco come, in Italia, l'Aifa.
Si tratta di professionisti che devono sapere leggere articoli scientifici in lingua, capirli, sintetizzarli. Uomini e donne che devono saper comunicare bene, efficacemente, nei tempi compressi che le lunghe giornate dei medici lasciano a questo piccolo aggiornamento di grande importanza.
Ci sarà ancora spazio, dunque, per queste professionalità in una Sanità digitalizzata?
Nei giorni scorsi, intervenendo sulla sezione economica del magazine online, Today.it, Giuseppe Anguilla, fondatore e amministratore delegato di Jakin Sa, società con base a Bioggio, nei pressi di Lugano, in Svizzera, ma che opera anche in Italia, con una rete di oltre 300 informatori, si è detto convinto che questa figura professionale non sia affatto destinata al tramonto ma che, anzi, proprio facendo leva sulle nuove tecnologie, unite alle caratteristiche di una comunicazione più tradizionale, saranno centrali nella trasformazione prossima ventura.
Giuseppe Anguilla parla a fronte di un’esperienza professionale trentennale, come giovane informatore scientifico, quindi come dirigente di case farmaceutiche e poi, negli ultimi dieci anni, come imprenditore; esperienza che ha raccontato in questo articolo sul portale specializzato About Pharma.
La sua convinzione, scrive su Today.it, oltre che su una recente indagine della società McCann-Health, si basa anche sull’esperienza della pandemia, quando gli ISF di Jakin non si fermarono mai, organizzando un sistema di colloqui da remoto con i medici di medicina generale da remoto, attraverso calls ricorrenti.
Un supporto che registrò un alto gradimento dei medici i quali, in quella fase, si trovavano nella trincea Covid-19 e dovevano continuare a curare, tra mille difficoltà, anche i loro pazienti fortunatamente non toccati dalla infezione.
Un'esperienza che lo stesso Giuseppe Anguilla aveva raccontato sempre al giornale specializzato nel mondo farmaceutico, in questo articolo.
Il flusso di notizie tecniche e di aggiornamento sui farmaci, che non fu interrotto neanche in quei lunghi mesi fu, per molti medici, un supporto importante.
Fonte notizia
jakin.ch it
