C’è un luogo al largo delle coste inglesi che ha una bandiera, una moneta, un principe, un esercito... ma non è riconosciuto da nessuno. È un’enorme piattaforma antiaerea abbandonata, eredità della Seconda guerra mondiale. Eppure da oltre cinquant’anni si proclama Stato indipendente.
Questa è la storia della Principality of Sealand, la micronazione più famosa del mondo, nata come sfida legale, diventata fenomeno mediatico e tuttora oggetto di culto per chi sogna una vita fuori dalle regole.
Un inizio surreale: Roy Bates e la fondazione di Sealand
Tutto ha inizio nel 1967, quando Roy Bates, un ex maggiore dell’esercito britannico e imprenditore radiofonico, si impossessa della piattaforma HM Fort Roughs, un’enorme struttura di cemento e acciaio costruita nel 1943 nel Mare del Nord, a 11 chilometri dalla costa del Suffolk. La piattaforma era una delle tante fortificazioni offshore usate per respingere i bombardamenti tedeschi, poi abbandonata e dimenticata.
Bates, già coinvolto nel mondo delle radio pirata (emittenti libere che trasmettevano fuori dalle acque territoriali britanniche per evitare la censura), decide di occupare la piattaforma e dichiararne l’indipendenza. Il 2 settembre 1967 nasce ufficialmente il Principato di Sealand, con Roy come “Principe Roy I” e sua moglie come “Principessa Joan”.
Uno Stato in mezzo al mare?
L’idea può sembrare folle, ma la mossa di Bates si basava su un cavillo legale. Al tempo, le acque territoriali britanniche si estendevano solo per 3 miglia nautiche dalla costa. La piattaforma, trovandosi oltre tale limite, era tecnicamente in acque internazionali. Quindi, in teoria, non soggetta alla giurisdizione del Regno Unito.
Su questa base, Bates crea una Costituzione, emette passaporti, francobolli, banconote e persino targhe automobilistiche (pur non avendo strade). Sealand adotta un motto latino — E Mare Libertas ("Dal mare, la libertà") — e una bandiera rosso-nera-bianca. La famiglia Bates ne fa la propria casa e inizia a gestirla come uno Stato vero.
La battaglia legale e il quasi riconoscimento
Nel 1968, un'imbarcazione della Royal Navy entra nelle vicinanze e il figlio di Roy, Michael Bates, spara alcuni colpi di avvertimento. Roy viene portato in tribunale nel Regno Unito... ma il giudice dichiara che la piattaforma non rientra nella giurisdizione inglese. È una piccola vittoria legale per Sealand, che la famiglia interpreterà come un riconoscimento de facto dell’indipendenza.
Da quel momento, Sealand diventa un caso unico: una micronazione non riconosciuta, ma praticamente ignorata dalla comunità internazionale. E questo le basta per continuare ad esistere.
Il colpo di Stato del 1978
Nel 1978 accade l’impensabile: un gruppo di investitori tedeschi e olandesi, che avevano tentato di convincere Roy Bates a vendere Sealand, organizzano un colpo di Stato. Approfittando dell’assenza del principe, assaltano la piattaforma e prendono in ostaggio il figlio Michael.
Ma Roy non si arrende. Organizza un contrattacco in elicottero, armato fino ai denti, riconquista Sealand e fa prigioniero uno degli assalitori, un uomo con doppia cittadinanza tedesca. La Germania chiede il rilascio, ma Bates chiede un incontro “tra Stati sovrani”. Alla fine il prigioniero viene liberato, ma il fatto che la Germania abbia negoziato è visto da Sealand come un altro tacito riconoscimento internazionale.
Sealand oggi: tra business, simbolismo e culto pop
Roy Bates è morto nel 2012, ma la “casata reale” è ancora viva. Il figlio Michael Bates è il reggente attuale, mentre la piattaforma è mantenuta come residenza privata e simbolo della libertà individuale. Sealand continua a vendere titoli nobiliari simbolici, come “Conte”, “Barone” o “Lord di Sealand”, e persino cittadinanze virtuali.
La micronazione è diventata un fenomeno di culto su Internet, con documentari, fan club, gadget e persino tentativi di esportare il modello in altre aree (spoiler: mai riusciti davvero). Negli anni 2000 si era anche parlato di farne un data center offshore, immune dalle leggi dei vari Stati.