Nel cuore dello stato di Washington, Seattle è famosa per i suoi cieli grigi e la pioggia quasi perenne. E proprio per questo motivo, nel 2010, l’amministrazione locale ha introdotto una tassa che ha fatto discutere tutta l’America: la “Stormwater Fee”, conosciuta informalmente come “tassa sulla pioggia”.
Ma di cosa si tratta? E perché migliaia di cittadini si sono trovati a dover pagare per qualcosa su cui non avevano alcun controllo?
L’idea dietro la tassa: una logica... (più o meno) ambientale
Tecnicamente, non si trattava di una tassa sulla pioggia in sé. Il comune di Seattle, come molte altre città americane, aveva un problema serio: quando piove molto, l’acqua scorre su tetti, parcheggi e strade asfaltate, finendo nei tombini e sovraccaricando il sistema fognario. Questo fenomeno, noto come “stormwater runoff”, contribuisce all’inquinamento dei fiumi e può causare allagamenti improvvisi.
Soluzione? Far pagare i proprietari di immobili in proporzione alla superficie impermeabile dei loro terreni. Più asfalto e cemento hai, più contribuisci al problema. Quindi... più paghi.
In teoria, una misura ecologica. In pratica, un incubo burocratico.
Quando l’assurdo supera la logica
Non appena entrò in vigore, la “tassa sulla pioggia” colpì abitazioni, aziende, chiese, scuole e persino parcheggi vuoti. Non importava se la proprietà fosse in uso o abbandonata: se la pioggia vi cadeva sopra e non filtrava nel terreno, scattava il pagamento.
Il caso più assurdo? Un convento di suore ricevette una sanzione retroattiva di migliaia di dollari perché il loro vecchio edificio in mattoni aveva un tetto troppo grande e il cortile era lastricato. Lo stesso accadde a un piccolo asilo nido, costretto a rimuovere parte del cortile per evitare la sanzione.
I cittadini si ribellarono, molti fecero ricorso, altri cominciarono a smantellare parcheggi e installare giardini piovosi (piccole aree verdi capaci di assorbire l’acqua) solo per abbassare l’importo dovuto.
Un fenomeno che ha contagiato altre città
Seattle non è l’unico caso. Dopo di lei, anche Portland, Philadelphia, Washington D.C. e parti di New York hanno adottato misure simili. Alcune città hanno persino creato "calcolatori online della tassa sulla pioggia", dove i cittadini possono inserire la metratura del loro tetto per sapere quanto dovranno pagare.
In Germania, una norma simile — la “Niederschlagswassergebühr” — è attiva da anni. E anche in Inghilterra, alcune contee hanno iniziato a far pagare gli edifici con coperture industriali troppo grandi.
Ma davvero è così folle?
Dal punto di vista ambientale, la logica esiste: chi contribuisce di più al deflusso delle acque piovane, inquina di più. E chi inquina, dovrebbe pagare. Ma l’applicazione concreta ha spesso superato il buonsenso, finendo per colpire piccole realtà e creare situazioni grottesche.