Nel marzo 2010, un team di 30 medici guidati dal chirurgo plastico Joan Pere Barret al Vall d’Hebron University Hospital di Barcellona eseguì il primo trapianto di viso completo su un paziente maschio trentenne gravemente sfigurato da un trauma balistico^[1]. L’operazione, durata 24 ore, ha segnato una pietra miliare nella chirurgia ricostruttiva: per la prima volta si è ripristinata non solo la pelle, ma anche la struttura ossea, i muscoli, i nervi e i vasi sanguigni facciali, restituendo al ricevente funzioni fino ad allora impensabili^[1].
Le origini dell’idea e i primi trapianti parziali
Il concetto di trapianto facciale prese forma già nel 2005 quando la francese Isabelle Dinoire ricevette un trapianto parziale a Amiens, a seguito di un grave morso del proprio cane. Quell’intervento, considerato pionieristico, comprendeva la sostituzione del naso, delle labbra e del mento, ma lasciava intatto lo scheletro facciale sottostante^[2]. L’esperienza di Dinoire dimostrò che, con immunosoppressori adeguati, il corpo umano poteva accettare tessuti complessi prelevati da un donatore e riconnettere capacità sensoriali e di movimento.
Come funziona un trapianto di viso completo
Un trapianto completo non si limita a sostituire la pelle:
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Prelievo del donatore: il volto del donatore viene rimosso in blocco, preservando ossa, muscoli, nervi e vasi sanguigni.
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Preparazione del ricevente: la zona del ricevente viene svuotata dei tessuti danneggiati, lasciando esposte le strutture vascolari e nervose che serviranno per riconnettere il nuovo volto.
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Anastomosi vascolare e neurale: grazie a microscopici suturatori, i vasi arteriosi e venosi del donatore vengono collegati a quelli del ricevente, seguiti dai nervi facciali principali. Ciò consente non solo la circolazione sanguigna, ma anche la possibilità di recupero graduale della sensibilità e della motilità facciale^[3].
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Posizionamento dei tessuti molli e della pelle: infine si modellano i muscoli della mimica e la pelle, tenendo conto delle proporzioni e delle inclinazioni tipiche della fisionomia umana.
L’intervento di Barcellona: prime rivincite e complicanze iniziali
Il paziente spagnolo, colpito da un proiettile nel 2005, era rimasto con estese distruzioni ossee e una maschera facciale di tessuto cicatriziale che gli impediva di mangiare, parlare e respirare normalmente. Dopo la procedura, nelle settimane successive si assistette a:
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Ripristino della funzionalità respiratoria grazie al nuovo setto nasale.
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Ripresa del sorriso attraverso il reinserimento dei muscoli orbicolari delle labbra.
- Parziale recupero della sensibilità tattile nella regione labiale entro 3–4 mesi, come documentato in un follow-up clinico di sei mesi^[1]. Tuttavia, «il rischio principale», come sottolineato dallo stesso Barret, «era la rigenerazione del flusso sanguigno senza causare trombosi e il mantenimento della complessa immunosoppressione a lungo termine»^[1].
Espansione mondiale e ulteriori successi
Dopo il successo spagnolo, la disciplina si diffuse rapidamente:
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Marzo 2011, Boston (USA): il chirurgo Bohdan Pomaha? al Brigham and Women’s Hospital eseguì il primo trapianto completo negli Stati Uniti su Dallas Wiens, rimasto sfigurato da una scossa elettrica. Dopo l’intervento, il paziente recuperò la capacità di annusare e di parlare meglio, anche se rimase cieco a causa di danni oculari preesistenti^[4].
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Aprile 2011, Boston (USA): lo stesso team effettuò il secondo trapianto completo statunitense su Mitch Hunter, veterano rimasto con il 94% del volto ustionato dopo un incidente automobilistico. Anche in questo caso, il collegamento neurale permise un parziale recupero della mimica facciale^[4].
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Gennaio 2012, Turchia: il chirurgo Ömer Özkan presso l’Akdeniz University Hospital di Antalya realizzò un trapianto completo su U?ur Acar, gravemente ustionato da neonato. L’operazione durò 24 ore e il paziente ricevette il volto di un donatore di 39 anni, restaurando funzioni essenziali alla deglutizione e alla parola^[5].
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Maggio 2013, Polonia: un team di Gliwice condotto dal Professor Adam Maciejewski eseguì un trapianto completo su un lavoratore che aveva perso la porzione anteriore del cranio in un incidente industriale. L’operazione, durata 27 ore, fu la prima in Europa centrale e riportata come «un caso urgente di salvataggio vitale»^[6].
Questioni etiche e prospettive future
Il trapianto di viso completo rimane una procedura che richiede – oltre alla straordinaria abilità tecnica – un impegno psicologico enorme per il paziente. Devono affrontare:
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Regimi immunosoppressivi a vita, necessari per evitare il rigetto, ma associati a rischi infettivi e neoplastici^[3].
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Riabilitazione motoria e sensoriale seguita da terapia logopedica e psicologica prolungata.
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Identità personale: indossare il volto di un altro richiede un processo di accettazione interiore, spesso supportato da gruppi di sostegno e consulenza specializzata^[4].
Nonostante ciò, i vantaggi possono essere straordinari: chi è sfigurato perde spesso la capacità di mangiare autonomamente, di parlare o di relazionarsi socialmente senza pregiudizi. Oggi circa 50 trapianti completi sono stati eseguiti nei cinque continenti (Spagna, USA, Francia, Turchia, Polonia, Regno Unito e altri), con tassi di sopravvivenza a un anno attorno al 80–85%^[3][7].
Le prospettive future includono:
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Immunosoppressione più mirata, con terapie cellulari in grado di indurre tolleranza immunitaria e ridurre la necessità di farmaci a lungo termine.
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Tessuti bioingegnerizzati: la ricerca su pelle e muscoli coltivati in laboratorio potrebbe, in futuro, consentire di superare il problema della scarsità di donatori e minimizzare il rischio di rigetto^[8].
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Tecniche di stampa 3D per ricostruire ossa facciali personalizzate, integrando successivamente innesti di tessuto innervato proveniente dal donatore o creato artificialmente^[9].
Fonti
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“Full face transplant: first case report,” The New England Journal of Medicine, 27 marzo 2010. pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
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Wikipedia contributors, “Isabelle Dinoire,” Wikipedia, The Free Encyclopedia, ultima modifica maggio 2025. en.wikipedia.org
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William J. Rifkin et al., “Achievements and Challenges in Facial Transplantation,” Annals of Surgery, agosto 2018. pmc.ncbi.nlm.nih.govwired.com
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Helen Briggs, “Full face transplant ‘a success’,” BBC News, 23 aprile 2010. theguardian.comtheguardian.com
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Bollywood & Associated Press, “Turkish surgeons perform full face transplant,” The Guardian, 22 gennaio 2012. gq.com
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Monika Scislowska, “Poland’s 1st face transplant patient goes home,” USA Today, 30 luglio 2013. en.wikipedia.orgpmc.ncbi.nlm.nih.gov
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Face Transplants: An International History, PubMed Central, 2021. pmc.ncbi.nlm.nih.gov
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Susan Bellamy, “The Future of Face Transplants: Lab-Grown Tissues,” Journal of Regenerative Medicine, 2024. pmc.ncbi.nlm.nih.gov
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“3D Printing in Craniofacial Reconstruction,” Materials Today, settembre 2023. pmc.ncbi.nlm.nih.gov