"Una matita può scrivere per 100 chilometri."
Chiunque abbia frequentato la scuola ha sentito almeno una volta questa frase. Ma è vera? O è solo una leggenda metropolitana tra le più resistenti?
Analizziamo da dove nasce questo dato, e soprattutto, se esistono davvero matite così resistenti.
Le matite classiche: grafite e legno
Una matita standard in legno, lunga circa 17-19 cm, contiene una mina di grafite (spesso con una miscela di argilla) del diametro di circa 2 mm.
In condizioni normali, una matita consente di scrivere tra le 45.000 e le 50.000 parole, pari a circa 35 chilometri di tratto continuo.
Un dato notevole, ma comunque ben al di sotto dei famosi 100 km.
Allora da dove nasce questa cifra?
La leggenda dei 100 km
L’origine di questa affermazione pare risalire a una pubblicità americana degli anni ’50, in cui una casa produttrice vantava la durata delle proprie matite: "Enough for 35 miles of writing!" (Abbastanza per scrivere 35 miglia), ovvero circa 56 chilometri.
Con il tempo, tra traduzioni approssimative e arrotondamenti ottimistici, i 56 km diventarono 100.
Ma la realtà scientifica è più prudente: nessuna matita di legno classica supera realisticamente i 60-70 km di scrittura.
Ma oggi esiste una “matita infinita”?
Sì, ed è senza legno, senza mina e senza bisogno di essere temperata.
Si chiama matita in metallo o Everlasting Pencil, ed è un oggetto di nuova generazione che sfrutta una lega metallica (spesso alluminio o metallo simile al piombo, ma non tossico) per scrivere per centinaia di chilometri.
Queste matite non rilasciano grafite, ma tracciano il segno grazie all’ossidazione del materiale metallico a contatto con la carta.
In pratica: non si consuma visibilmente, ma lascia un tratto grigio indelebile, simile alla grafite.
Alcuni modelli possono scrivere per più di 100 chilometri reali, senza mai perdere intensità. E sono molto usati da designer, architetti e appassionati di scrittura minimalista.
La matita usata nello spazio
Un’altra curiosità poco nota: le matite non vengono più usate nello spazio, anche se lo erano in origine.
Il motivo? La grafite è conduttiva e facilmente infiammabile, rischiando cortocircuiti o incendi in ambienti a ossigeno controllato.
Al loro posto, la NASA e le agenzie spaziali utilizzano penne pressurizzate, ma c’è anche un ritorno all’uso delle matite metalliche, che non si spezzano e non rilasciano polveri.