Oggi i nostri smartphone contengono miliardi di transistor. Ma pochi sanno che il primo vero progetto di computer risale a più di due secoli fa, ed era fatto... di legno, ottone e ingranaggi. Parliamo della straordinaria invenzione di Charles Babbage, matematico britannico vissuto nel pieno della Rivoluzione Industriale, e della sua macchina differenziale del 1801: un antenato meccanico del computer moderno.
A colpire non è solo la sua precocità, ma la complessità. Babbage concepì un calcolatore in grado di eseguire calcoli automatici, sfruttando esclusivamente ruote dentate, leve e alberi rotanti. L’idea era rivoluzionaria: eliminare gli errori nei calcoli astronomici e balistici, allora eseguiti a mano da “calcolatori umani”.
Il primo prototipo, che oggi potremmo definire un processore meccanico, fu realizzato nel 1822. Era grande quanto un pianoforte, pesava centinaia di chili e funzionava senza elettricità. Bastava girare una manovella e l’intero meccanismo si metteva in moto, elaborando tabelle numeriche in modo automatico e preciso.
Sfortunatamente, Babbage non riuscì mai a completare il suo progetto principale, la “macchina analitica”, troppo avanzata per le tecnologie dell’epoca. Tuttavia, le sue idee furono riprese e comprese davvero solo più di cento anni dopo, influenzando giganti dell’informatica come Alan Turing e John von Neumann.
Ancora più incredibile: nel 1991, il Science Museum di Londra ha costruito finalmente la macchina di Babbage, seguendo i suoi disegni originali. Il risultato? Funziona perfettamente. Una prova definitiva che il primo computer della storia era già stato inventato nell’Ottocento, e che il cervello umano aveva anticipato la rivoluzione digitale… con secoli di anticipo.
Oggi, questa macchina è esposta come una reliquia sacra dell’informatica: ingranaggi che girano, suoni metallici e precisione assoluta. Un capolavoro d’ingegneria dimenticato, che dimostra come il futuro, a volte, nasce nel passato.



