Nel seminterrato della University of Otago, in Nuova Zelanda, esiste un oggetto tanto semplice quanto incredibile: un orologio che non si ferma mai. Si chiama Beverly Clock, ed è in funzione dal 1864… senza essere mai stato caricato manualmente.
Una macchina che sfida le leggi del tempo? Quasi.
Un orologio “immortale”
L’inventore del Beverly Clock fu Arthur Beverly, un orologiaio autodidatta e inventore scozzese emigrato in Nuova Zelanda. Il suo obiettivo? Costruire un meccanismo che si alimentasse da solo. E ci riuscì.
Il suo orologio si muove da oltre 160 anni grazie a un principio geniale: l’espansione e contrazione dell’aria causata dalle variazioni quotidiane di temperatura.
Come funziona il miracolo
Al posto della classica molla a carica manuale, il Beverly Clock utilizza un sistema con:
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Un cilindro d’aria sigillato contenente una piccola quantità di etere;
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Una molla elicoidale che si comprime o si espande in base alla pressione dell’aria;
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Una leva che trasmette questa energia al meccanismo dell’orologio.
Quando la temperatura ambientale cambia di almeno 6°C, la variazione è sufficiente a fornire la spinta necessaria per mantenere il pendolo in movimento.
Finché esisterà una minima escursione termica giornaliera – anche all’interno di un edificio – l’orologio continuerà a battere il tempo.
Perché non è un moto perpetuo?
Nonostante il Beverly Clock funzioni da decenni senza interruzioni significative, non è un vero moto perpetuo. La sua energia proviene dall’ambiente esterno, cioè dal calore. Per quanto sorprendente, sfrutta una forma di energia rinnovabile, non infinita.
Capita, infatti, che l’orologio si fermi temporaneamente se la temperatura interna dell’edificio rimane costante troppo a lungo. Ma basta una piccola variazione e… riparte.
Una macchina del tempo (quasi) perfetta
Il Beverly Clock è diventato una sorta di leggenda accademica. Studenti e visitatori lo osservano come una reliquia scientifica, capace di mettere in crisi le nostre convinzioni sul movimento e sull’usura meccanica.