Sotto le acque cristalline al largo di Townsville, nel Queensland settentrionale, è nato il Museum of Underwater Art (MOUA), la prima galleria d’arte immersa al mondo a combinare installazioni scultoree e progetti di restauro corallino, con lo scopo di sensibilizzare sul fragilissimo ecosistema della Grande Barriera Corallina e favorirne la rigenerazione.
Arte e tecnologia per salvare la barriera
Le opere di Jason deCaires Taylor – ideatore anche del celebre MUSA in Messico – sono realizzate in cemento marino pH?neutrale, progettato per favorire la crescita del corallo e offrire nuovi habitat a pesci e invertebrati. Installazioni come Ocean Siren (statua femminile emersa alla bassa marea) e Coral Greenhouse (una serra sommersa per il recupero dei coralli a John Brewer Reef) fungono sia da attrattiva turistica, sia da laboratorio sperimentale per tecnologie di fotografia 3D subacquea, monitoraggio remoto e bio?progettazione.
Un’esperienza culturale e didattica
Oltre al valore ambientale, il MOUA svolge un’importante funzione educativa: scuole, università e comunità aborigene locali partecipano a visite guidate subacquee e seminari, per apprendere tecniche di restauro e gestione sostenibile dei mari. Il progetto integra sensori IoT per raccogliere dati su temperatura, acidità e biodiversità, con l’obiettivo di creare un modello replicabile in altre aree marine protette.
Verso un futuro sommerso
A regime, il MOUA punta a ospitare oltre 50 installazioni entro il 2026, diventando un hub internazionale per l’arte ambientale e l’innovazione marina. Grazie a partnership con università e istituti di ricerca, si studiano materiali biocompatibili di nuova generazione e sistemi di energia rinnovabile (turbo?eliche sottomarine e pannelli galleggianti) per rendere il museo autosufficiente. In un’epoca in cui i mari sono sotto pressione, il MOUA dimostra che cultura, tecnologia e natura possono convivere per riparare e valorizzare il nostro patrimonio marino.